Venezuela. Guaidó e Maduro: è scontro sugli aiuti internazionali. Chiusi i confini

di Ehsan Soltani

Il terreno di scontro tra i due presidenti del Venezuela, Nicolas Maduro e l’autoproclamato Juan Guaidó, non è solo istuzionale e politico. I due da giorni si fronteggiano sugli aiuti umanitari, che Maduro respinge in quanto a suo parere potrebbero comportare l’inizio di un’invasione militare statunitense, mentre per Guaidó serve “una strategia urgente per far fronte all’emergenza umanitaria per garantire la salute e l’alimentazione per le persone la cui vita è in pericolo”. Difficile dare torto a quest’ultimo, dal momento che le politiche economiche pseudo-bolivariane di Maduro, compreso la nazionalizzazione di aziende straniere, hanno portato il paese letteralmente alla fame, con un’inflazione data oggi al milione per cento, ma che secondo il Fmi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno ai 10 milioni per cento. Come ha scritto Gualtier Maldé sul nostro giornale, per sfamare la popolazione il governo ha inventato i pacchi Clap, venduti a prezzo politico, ma dentro viene messo quello che le autorità vogliono: non mi voti? Non ti do da mangiare. E comunque con lo stipendio di un mese si riesce ad acquistare solo un pollo, mentre la corrente elettrica è quasi sempre assente e negli ospedali mancano i medicinali.
Veti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, come pure la determinazione a resistere di Nicolas Maduro, si sono tradotti con il blocco delle iniziative della sessantina di paesi, Usa in primis, che riconoscono la presidenza di Guaidó, tra cui quella di inviare aiuti alla popolazione, e le autorità di Caracas hanno inviato blindati al confine con il Brasile ed hanno chiuso gli accessi dalla Colombia e dalle Antille Olandesi. Ieri militari governativi hanno apero il fuoco su un posto di blocco di indigeni Pemon poco distante dal confine con il Brasile in quanto sospettati di favorire l’entrata nel paese di aiuti umanitari, uccidendone due.
Il tutto all’indomani dell’annunciato via libera di Guaidó all’entrata delle derrate alimentari e dei medicinali, ma a parte qualche defezione l’esercito continua a rimanere fedelmente compatto con Maduro.
L’idea delle autorità brasiliane era quella di ammassare le risorse a Boa Vista e Pacaraima, dove ora si trovano, e di farle venire a prendere dai “camion venezuelani, guidati da venezuelani, agli ordini del presidente incaricato, Juan Guaidò”, come ha detto il portavoce della presidenza, Otavio de Rego Barros, ma poi sono arrivati i blindati di Caracas a bloccare le strade.
Guaidó, che al concerto “Venezuela Aid Live” e si è visto con il presidente colombiano Ivan Duque e i suoi omologhi di Cile, Sebastian Pinera, e Paraguay, Mario Abdo, continua a dirsi certo che i militari cederanno e che “l’intera società si è mobilitata” per andare a prendere viveri e medicinali al di là del confine ed ha affermato che “oltre un milione di persone si sono iscritte per partecipare in questa grande impresa”.
La vicepresidente del governo chavista, Delcy Rodriguez, ha reso noto della chiusura dei voli con tre isole delle Antille Olandesi, Curacao Aruba e Bonaire, dopo che Guaidò ha annunciato che a Curacao sarebbe stato allestito un centro di raccolta e smistamento di cibo e di medicinali.
Oggi Maduro ha disposto la chiusura comp,eta del confine con la Colombia, ma nel caos delle due presidenze e di ordini e contrordini c’è da vedere quanto accadrà sabato a Las Tienditas, il ponte fra Venezuela e Colombia, mai inaugurato, dove a poche centinaia di metri vi saranno i volontari filo-Guaidó che cercheranno di far entrare gli aiuti internazionali, e quelli filo-Maduro che tenteranno di bloccarli.