Venezuela. Stroncata la ribellione di un pugno di militari

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È stata in poche ore stroncata la rivolta di un pugno di militari della base militare di Fuerte Paramacay, nello stato di Carabobo, guidata dal capitano Juan Caguaripano. Come ha riferito l’esponente del regime (perché ormai il governo del Venezuela ne sta assumendo i connotati) Diosdado Cabello, le autorità hanno “attivato piani di difesa e dispiegato truppe, in modo da garantire la sicurezza interna”, e nel conflitto a fuoco sono state uccise due persone, alcune sono rimaste ferite e 7 sono state arrestate. Un dirigente del partito di opposizione Avanzada Progresista, Ramon Rivas, è invece rimasto ucciso negli scontri seguiti alle manifestazioni a sostegno dei militari rivoltosi.
Nel video messo su youtube Caguaripano aveva annunciato che l’obiettivo “dell’azione civica e militare non è un golpe”, bensì è “salvare il paese dalla distruzione totale per porre fine alle uccisioni dei nostri giovani e dei nostri famigliari”.
Da parte sua il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha chiesto pubblicamente” la massima pena per tutti gli autori del complotto di questo atto terroristico, non avranno alcun beneficio”, che siano “civili o disertori. Il processo è già aperto”.
Non si tratta del primo colpo di testa del genere nel Venezuela delle proteste, dei tentativi di Maduro di esautorare il parlamento e della controversa Costituente presieduta dall’ultra-chavista Delcy Rodriguez: il 28 giugno Oscar Perez, un agente della Brigata di azioni speciali (Bae) ha pilotato un elicottero dal quale sono partiti numerosi colpi e quattro granate prima sul ministero dell’Interno e poi sulla Corte suprema.
L’esercito con il suo peso politico lo scorso 17 aprile ha fatto avere al presidente il proprio sostegno “incondizionato”.