Venezuela. Un accordo segreto con l’Iran ha permesso l’aumento della produzione di petrolio

di Paolo Menchi

Il Venezuela ha i giacimenti di petrolio più ricchi del mondo, ma non ha più i mezzi per poter estrarre il greggio, perché gli impianti sono ormai obsoleti e depauperati da moltissimi furti, e non ci sono i fondi per poterli ricostruire o rinnovare.
Quando sembrava che l’unica strada percorribile per poter tornare ai livelli di produzione di qualche anno fa fosse un accordo con la Cina, sempre interessata ad investire nella zona sudamericana, il partner che ha trovato Maduro per aumentare di nuovo la produzione petrolifera pare essere l’Iran, un altro paese colpito dall’embargo statunitense e mondiale, per cui si è reso necessario creare tra le due nazioni una rete di trasporto clandestina utilizzando mezzi non rintracciabili dai satelliti.
Dopo che la produzione di petrolio aveva subito negli ultimi due anni un calo ai livelli degli anni Cinquanta, negli ultimi due mesi ha registrato un aumento tale che ha portato ad un raddoppio dei barili estratti rispetto allo stesso periodo del 2020.
Addirittura in un’intervista ad una televisione statale, il presidente Maduro ha dichiarato che il paese è riuscito ad arrivare a produrre un milione di barili al giorno ed ha l’obiettivo di raggiungere i due milioni tra un anno.
Il massimo della produzione petrolifera venezuelana si è avuto nel 1998, prima della salita al potere di Ugo Chavez, quando la produzione era di 3.120.000 barili al giorno, da quella data è iniziato una lenta discesa fino ai 2,6 milioni nel 2015 e il crollo del 2018, cui fece seguito l’annuncio del governo americano di voler contrastare l’industria petrolifera venezuelana, minacciando sanzioni verso chi intrattenesse rapporti di affari con il paese sudamericano, che peggiorò ancora di più la situazione.
Secondo gli esperti i dati comunicati da Maduro sono esageratamente ottimisti, ma certamente si è avuto un netto incremento di produzione, grazie all’accordo con L’Iran, dal quale il Venezuela sta importando dei diluenti per poter lavorare il petrolio grezzo dell’Orinoco, che ha la particolarità di essere molto denso e ricco di zolfo, per cui c’è la necessità di mescolarlo con prodotti chimici appositi per poterlo rendere un prodotto commerciabile e trasportabile anche tramite oleodotto.
Questi diluenti in passato erano prodotti dallo stesso Venezuela, che però non ha più raffinerie attive in grado di farlo; oltretutto, secondo gli esperti, attualmente in Venezuela non ci sono nuovi impianti di perforazione e l’unico sistema per aumentare la produzione è quello di riparare e ammodernare i pozzi già esistenti, così facendo la produzione potrebbe arrivare a 900mila barili giornalieri, dato molto lontano da quanto previsto da Maduro, visto che attualmente i margini di aumento sono limitati dalle infrastrutture obsolete.
L’accordo prevede che il Venezuela fornirà petrolio all’Iran e che nell’immediato invierà nel paese sudamericano anche benzina, incredibilmente scarseggiante in tutto il territorio per i problemi di raffinazione di cui sopra, e che sta condizionando pesantemente la già fragile economia.
Per avere una produzione ai livelli della fine degli anni Novanta sono necessari investimenti tali che al momento solo un accordo con il governo cinese potrebbe risolvere.