Vertice ”2+2”. Giappone e del Regno Unito contrari alla nuova legge marittima cinese

di Alberto Galvi

Durante il quarto vertice “2 + 2” tenutasi in videoconferenza i ministri degli Esteri e della Difesa del Giappone, Motegi Toshimitsu e Kishi Nobuo, hanno espresso una forte preoccupazione ai loro omologhi britannici Dominic Raab e Ben Wallace sulla nuova legge marittima cinese entrata in vigore due giorni fa.
Il Giappone ha intensificato la cooperazione in materia di difesa con gli Usa, l’Australia, i Paesi del Sud-Est asiatico e il Regno Unito, in quanto vede la crescente influenza e l’attività militare della Cina nella regione come una minaccia alla sicurezza.
La nuova legge marittima cinese aumenta la possibilità di scontri con i rivali regionali, autorizza la guardia costiera all’uso della forza e a demolire le strutture di altri Paesi costruite su aree rivendicate dalla Cina e a sequestrare o ordinare a navi straniere di andarsene quando entrano illegalmente nelle acque territoriali cinesi.
La guardia costiera cinese è attiva vicino alle contese isole del Mar Cinese Orientale controllate dal Giappone ma rivendicate da Pechino, le Senkaku e le Takeshima. La Cina rivendica quasi tutto l’intero Mar Cinese Meridionale. Le attività della guardia costiera cinese l’hanno portata a frequenti contatti con la guardia costiera e l’aviazione giapponese.
I ministri dei due Paesi hanno anche convenuto per contrastare la Cina di approfondire la cooperazione in materia di difesa e sicurezza per garantire libera e aperta la regione dell’Indo-Pacifico, che il Giappone già promuove con gli Usa, l’Australia e l’India.
Il Giappone e il Regno Unito stanno sviluppando congiuntamente un sistema di difesa missilistico aria-aria, aumentando l’intera operabilità delle attrezzature e della tecnologia di difesa.
Il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi ha accolto con favore l’invio entro quest’anno della portaerei britannica Queen Elizabeth e del suo Carrier Strike Group in Asia orientale come parte del crescente impegno del Regno Unito nella regione. Il governo britannico, sta cercando di rafforzare dopo la Brexit la propria presenza nella regione dell’Indo-Pacifico.
I quattro ministri hanno anche discusso della situazione a Hong Kong e sulla questione dei diritti umani nello Xinjiang. Inoltre si sono trovati d’accordo sulla piena attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione che riguarda tutte le armi di distruzione di massa e dei missili balistici della Corea del Nord.
I ministri giapponesi e britannici hanno affermato il loro pieno sostegno dei due Paesi all’AOIP (ASEAN Outlook on the Indo-Pacific) e hanno scambiato le loro opinioni sulla situazione in Myanmar, Medio Oriente e altre regioni e di continuare una stretta cooperazione per una rapida risoluzione della questione dei rapimenti.
In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo i colloqui, i ministri hanno espresso una serie di preoccupazioni per la crescente tensione nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale e hanno esortato tutte le parti a non creare tensioni che potrebbero far aumentare la militarizzazione dell’area, sottolineando l’importanza di una risoluzione pacifica delle controversie come si riflette nell’UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) in conformità con il diritto internazionale.