di Alberto Galvi –
Nello Zimbabwe l’opposizione del CCC (Citizens Coalition For Change) ha messo in discussione la rielezione del presidente dello Emmerson Mnangagwa. Decine di osservatori elettorali locali sono stati arrestati e portati in tribunale con accuse di sovversione, che i critici del governo hanno definito inventate.
La competizione è stata fortemente sbilanciata a favore del partito ZANU-PF (Zimbabwe African National Union- Patriotic Front), che ha governato il paese dall’indipendenza e dalla fine del governo della minoranza bianca nel 1980. Secondo i risultati ufficiali Mnangagwa ha ottenuto il 52,6 per cento dei voti rispetto al 44 per cento di Nelson Chamisa del CCC, il suo principale sfidante. Mnangagwa Emmerson del partito ZANU-PF è stato dichiarato regolarmente eletto presidente della Repubblica dello Zimbabwe, ma le elezioni sono state segnate da ritardi che hanno alimentato le accuse dell’opposizione di brogli e repressione degli elettori.
Anche nella corsa parlamentare lo ZANU-PF è stato dichiarato vincitore, assicurandosi 136 dei 210 seggi in palio con il sistema maggioritario, contro i 73 del CCC. Un seggio non è stato assegnato a causa della morte di un candidato. 60 seggi sono stati riservati alle donne.
Gli osservatori esteri hanno affermato che le elezioni non sono riuscite a soddisfare gli standard regionali e internazionali. Il CCC ha buone ragioni per andare in tribunale e contestare l’esito. Lo ZANU-PF nega di avere un vantaggio ingiusto e di aver influenzato l’esito delle elezioni attraverso brogli. Assicurandosi più della metà dei voti espressi, il presidente ha evitato il ballottaggio. L’affluenza alle urne è stata del 69 per cento.
L’opposizione spera di cavalcare un’ondata di malcontento per la continua corruzione diffusa, l’elevata inflazione, la disoccupazione e l’alto tasso di povertà.