Arabia Saudita. Faide interne e “Vision 2030”: Mohammed bin Salman fa arrestare principi e ministri

di Saber Yakoubi –

E’ sfociata in arresti clamorosi la faida interna alla famiglia regnante saudita, dove il potentissimo erede al trono Mohamed bin Salman (Mohammad bin Salman al-Saud, conosciuto come Mbs) ha fatto arrestare 11 principi suoi parenti, 4 ministri in carica e numerosi ex ministri. Nomi importanti quelli di coloro che sono finiti dietro alle sbarre, perlopiù con la generica accusa di corruzione: vi sono, tra gli altri,

– il principe al-Walid bin Talal (al-Walid bin Ṭalal bin Abd al-Aziz al-Saud), una degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale di oltre 30 miliardi di dollari, amico personale di Silvio Berlusconi, di Rupert Murdoch e di Vladimir Putin e soprattutto presidente e amministratore delegato della Kingdom Holding Company (importanti quote in Amazon, Ebay, Apple, Boeing, Coca Cola, Fininvest, Citygroup, McDonald’s, Twitter e molte altre);
– il principe Turki bin Nasser al-Saud, già vicecomandante delle forze armate, anche lui multimiliardario e con conti offshore; Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz Al Saud;
– il principe Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, già comandante in campo e fino a ieri ministro della Guardia nazionale;
– il principe Turki bin Abd Allah al-Saud, già governatore della provincia di Ryad;
– Khaled al-Tuwayjiri, già comandante della Guardia Reale, segretario del Consiglio di Fedeltà e segretario privato e consigliere speciale di re Abd Allah;
– Waleed bin Ibrahim Al Ibrahim, numero uno delMiddle East Broadcasting Center (Mbc) e proprietario della prima tv commerciale del Medio Oriente;
– Saleh Abdullah Kamel, capo del Consiglio generale delle Banche islamiche e della Camera di commercio di Jeddah, nonché fondatore del Dallah al Baraka Group;
– Adel bin Muhammad Fakeih, ministro dell’Economia e della Pianificazione, già ministro del Lavoro;
– Abdullah al-Sultan, comandante della regia Marina;

E’ assai complicato dirimersi nelle cause che hanno portato al gesto di Mohamed bin Salman, e sarebbe riduttivo ascrivere il tutto alla volontà di modernizzazione del paese ed aprirlo ad un Islam moderato, si pensi al fatto che le donne ora possono guidare e andare allo stadio, seppure in settori appositi. Come pure limitarsi all’accusa ufficiale, quella di corruzione, per cui “Mbs” ha già dichiarato che “Nessuno che sia coinvolto in un caso di corruzione può sfuggire (alla giustizia, ndr), indipendentemente dal fatto che sia un ministro o un principe”.
Più probabilmente gli arresti sono stati determinati dalla volontà di togliere dalla circolazione parenti e affini in grado di minacciare la successione al trono, come pure i grandi progetti economici esterni al petrolio a cui pensa l’erede al trono, in particolare il programma Vision 2030, il quale comporta 2mila miliardi di dollari investimenti a partire dai 500 miliardi di dollari destinati al progetto di una città-resort di lusso nel nord-ovest del paese, nonché in isole del Mar Rosso da trasformare in centri balneari per turisti spendaccioni.
D’altronde il petrolio c’è e ce ne sarà ancora per decenni ma non è infinito, e per Mohammad bin Salman al-Saud la parola d’ordine è diversificare. A cominciare dall’industria del turismo in un paese che non ha altro che petrolio e sabbia, per cui per prima cosa è necessario eliminare i possibili concorrenti (tutti gli arrestati sono imprenditori miliardari pronti a mettere in naso in ogni affare), e per seconda abbandonare la rigida tradizione wahhabita, aprendo gradualmente ad esempio alle donne in vista di un turismo che non arriva se si chiudono le porte ai bikini, all’alcool e ai gay. Una visione che si scontra con la realtà, stiamo parlando dell’Arabia Saudita, ma forse neanche tanto utopica quella di Mohammed bin Salman, e cartina al tornasole potrebbe essere nei prossimi mesi il contrasto alle correnti integraliste (verranno accusate di terrorismo, come si usati questi tempi), portatrici di una tradizione che economicamente non paga. “Vision 2030” intende anche potenziare il turismo religioso (non integralista), su una linea parallela e ben distante da quella dei resort.