Arabia Saudita. Re Salman pronto ad abdicare. Ma per Mbs il futuro potrebbe essere tutt’altro che roseo

di Enrico Oliari –

Sarebbe questione di giorni l’abdicazione dell’81enne re dell’Arabia saudita, Salman bin Abdulaziz, a favore di Mbs, il già potentissimo principe (32 anni) Mohammed bin Salman.
Ne ha dato notizia, rifacendosi a fonti saudite, il Daily Mail, per il quale “A meno che non succeda qualcosa di grave, re Salman annuncerà la nomina di Mbs a re dell’Arabia Saudita la prossima settimana”, mentre all’anziano sovrano rimarrebbe il titolo di “Custode delle Due Moschee” (Mecca e Medina).
La situazione politica del paese che Mbs verrebbe ad ereditare è tutt’altro che semplice, dopo i clamorosi arresti il 5 novembre di 11 principi suoi parenti, 4 ministri in carica e numerosi ex ministri per un totale di una sessantina di persone. Come se non bastasse, il giorno dopo altri principi e funzionai sono morti nella caduta di un aereo in Arabia Saudita, un fatto che ha aperto a impronunziabili sospetti.
Sarebbe tuttavia un errore limitarsi alle accuse di corruzione mosse dallo stesso Mbs ai suoi parenti, basti pensare che, dopo averne requisito i liquidi per 800 miliardi di dollari, il principe ereditario li ha ricattati dando loro la possibilità di esprimere il loro “impegno di lealtà” nei suoi confronti donando allo Stato tutti i loro averi.
Questo per il suo progetto “Vision 2030”, il quale è finalizzato alla diversificazione dell’economia in un paese che vive di petrolio ed in parte di turismo religioso, ma le cui riserve di greggio sono segreto di Stato e potrebbero esaurirsi prossimi anni.
Il “Vision 2030” prevede investimenti esorbitanti, 2mila miliardi di dollari, che Mbs conta di recuperare almeno in parte prendendoli proprio da quei partenti e oligarchi che in questi anni hanno accumulato capitali incredibili, e solo la città di resort di lusso che Mbs vorrebbe costruire sul Mar Rosso per attirare il turismo internazionale ha un costo previsto di 500 miliardi di dollari,
Sono sostanzialmente tre le incognite su cui Mohammed bin Salman, pur avendole ben previste, è chiamato a confrontarsi.
Vi è innanzitutto la questione culturale, in un paese dove il wahabismo obbliga le donne alla sottomissione rispetto all’uomo e mette a morte i gay: è difficile pensare ad un determinato target di turisti senza che prima abbiano luogo importanti cambiamenti socio-culturali, dal momento che sulle coste saudite girerebbero donne in topless e uomini mano nella mani. Mbs potrebbe così avviare un processo culturale che interesserebbe anche solo alcune aree, e già lo avrebbe iniziato con le recenti innovazioni da lui stesso introdotte, come la possibilità per le donne di guidare e persino di andare allo stadio, seppure in appositi settori.
Un piano azzardato ma non impossibile che tuttavia innescherebbe il secondo grosso problema, cioè quello religioso.
Benché il “Vision 2030” preveda anche l’incremento del turismo religioso del 30%, le aperture culturali egli investimenti darebbero il via libera a scontri con il mondo sunnita ma anche darebbero buon gioco all’Iran, sciita. I dissapori tra la Repubblica Islamica e il Regno saudita non sono di oggi, tuttavia di recente hanno subito un’intensificazione, con accuse e scontro su altri scacchieri, si pensi al Libano, alla Siria e allo Yemen dove gli scontri sono tra sciiti e sunniti.
Infine vi è il terzo problema. La determinazione del principe ereditario, “Orsachiotto” il nomignolo nel mondo arabo, potrebbe – anzi, è cosa scontata – avviare una serie di faide interne e soprattutto le vendette di coloro che sono stati arrestati e e dei loro famigliari, laddove vige la legge dell’”occhio per occhio, dente per dente.
Tra gli arrestati vi sono
– il principe al-Walid bin Talal (al-Walid bin Ṭalal bin Abd al-Aziz al-Saud), una degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale di oltre 30 miliardi di dollari, amico personale di Silvio Berlusconi, di Rupert Murdoch e di Vladimir Putin e soprattutto presidente e amministratore delegato della Kingdom Holding Company (importanti quote in Amazon, Ebay, Apple, Boeing, Coca Cola, Fininvest, Citygroup, McDonald’s, Twitter e molte altre);
– il principe Turki bin Nasser al-Saud, già vicecomandante delle forze armate, anche lui multimiliardario e con conti offshore; Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz Al Saud;
– il principe Mutaib II bin Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, già comandante in campo e fino a ieri ministro della Guardia nazionale;
– il principe Turki bin Abd Allah al-Saud, già governatore della provincia di Ryad;
– Khaled al-Tuwayjiri, già comandante della Guardia Reale, segretario del Consiglio di Fedeltà e segretario privato e consigliere speciale di re Abd Allah;
– Waleed bin Ibrahim Al Ibrahim, numero uno delMiddle East Broadcasting Center (Mbc) e proprietario della prima tv commerciale del Medio Oriente;
– Saleh Abdullah Kamel, capo del Consiglio generale delle Banche islamiche e della Camera di commercio di Jeddah, nonché fondatore del Dallah al Baraka Group;
– Adel bin Muhammad Fakeih, ministro dell’Economia e della Pianificazione, già ministro del Lavoro;
– Abdullah al-Sultan, comandante della regia Marina;
Gente potente e con propri eserciti, che potrebbe generare direttamente o indirettamente scontri con il trono che potrebbero portare ad una crisi del petrolio con ripercussioni economiche importanti su scala internazionale.