Catalogna. La “mezza secessione” di Puigdemont

di Guido Keller –

E’ difficile interpretare la dichiarazione d’indipendenza della Catalogna dalla Spagna che il presidente della Generalitat Carles Puigdemond ha pronunciato in Parlamento. Perché ha sì chiesto ai deputati di approvarla, ma li ha anche invitati a “sospendere gli effetti della dichiarazione d’indipendenza per qualche settimana per aprire al dialogo” e “procedere ai negoziati con Madrid”.
Nel suo appassionato discorso, durato una ventina di minuti, Puigdmont ha innanzitutto voluto ricordare “di aver cercato in tutte le forme possibili un dialogo per indire un referendum come quello che si tenne in Scozia nel 2014, ma la risposta di Madrid è stata un ‘no’ a cui si è aggiunta la persecuzione della polizia, dei giudici e delle autorità spagnole contro la Catalogna”, tanto che sono “ancora detenute 17 cariche pubbliche catalane”. Ha quindi sottolineato “le violenze estreme della polizia di Madrid, senza precedenti in Europa, le quali tuttavia non hanno impedito il voto. E le immagini dei feriti rimarranno per sempre. Ci sono persone preoccupate, colte dallo sgomento di ciò che è accaduto e che potrebbe accadere”.
“Non siamo golpisti – ha precisato -, siamo e resteremo un solo popolo”. “Tuttavia la dichiarazione di oggi non è una decisione personale, ma il risultato del primo ottobre”.
Un voto su cui ci sarebbe molto da dire, dal momento che ha visto la partecipazione di meno della metà degli aventi diritto (43%), mentre sui media circolano le foto di baldi giovinotti che si sono divertiti a votare in più seggi. Tuttavia per il presidente della Generalitat valgono anche i sondaggi “che dicono sì all’indipendenza, e questa è l’unica lingua che capiamo”.
In aula gli applausi dei 72 deputati (su 120) di Junts pel Sì e Cup, mentre dalle opposizioni è intervenuta Ines Arrimadas, di Ciudadanos, la quale ha affermato che “Questa è la cronaca di un golpe annunciato. Il nazionalismo è l’antitesi dell’Europa, la separazione significa solo nuovi muri”.
Il premier Mariano Rajoy ha parlato di “un’inammissibile dichiarazione di secessione” e, promettendo una risposta adeguata, ha dichiarato che “non cederemo al ricatto”.
Puigdemont ha auspicato “l’apertura di un negoziato con lo Stato spagnolo per definire un sistema di collaborazione per il beneficio di entrambe le parti”, in realtà conscio del fatto che un’eventuale Catalogna indipendente difficilmente potrebbe aderire all’Unione Europea in quanto incontrerebbe il veto di Madrid, per cui sarebbe tagliata fuori dai mercati, e la situazione economica precipiterebbe in breve tempo. Non a caso le grandi società hanno già trasferito la propria sede altrove, ed il rischio è, come ha specificato l’associazione catalana degli imprenditori Foment di Treball, che possano essere centinaia se non migliaia le aziende che potrebbero portare nel prossimo futuro la sede in altre regioni della Spagna.
Con una nota il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano ha comunicato che “Oggi, il Presidente del governo regionale di Catalogna, Carles Puigdemont, parlando innanzi al Parlamento della sua regione, ha annunciato l’indipendenza differita della Catalogna, sospendendola temporaneamente per consentire l’avvio di un dialogo con Madrid finalizzato alla secessione dalla Spagna.
Abbiamo, in queste ultime settimane, più volte invitato la Catalogna a impegnarsi in un processo condiviso e costruttivo con Madrid, volto a salvaguardare l’unità del Paese, nel rispetto delle prerogative autonomiste previste dalla Costituzione spagnola.
L’Italia ritiene pertanto inaccettabile la dichiarazione unilaterale di indipendenza e rigetta ogni escalation. Esprimiamo la nostra fiducia nella capacità del Governo spagnolo di tutelare l’ordine e la legalità costituzionali e, di conseguenza, di garantire il rispetto dei diritti di tutti i cittadini”.

Dichiarazione di indipendenza della Catalogna *.

Al popolo di Catalogna e a tutti i popoli del mondo.
Non si può rinunciare alla giustizia, ai diritti umani individuali e collettivi, fondamentali e insostituibili che danno senso alla legittimità storica, alla tradizione legale e istituzionale della Catalogna, e che costituiscono la base della costituzione della repubblica catalana.
La nazione catalana, la sua lingua e la sua cultura hanno mille anni di storia.
Per secoli la Catalogna è stata dotata e ha goduto delle proprie istituzioni che hanno esercitato l’autogoverno con pienezza, con la Generalitat come massima espressione dei diritti storici della Catalogna.
Durante i periodi di libertà, il parlamentarismo è stato la colonna su cui queste istituzioni sono state basate, è stato canalizzato attraverso le cortes catalane e cristallizzato nelle costituzioni della Catalogna.
La Catalogna oggi ripristina la sua piena sovranità, persa e desiderata dopo decenni di tentativi, onesti e fedeli, di coesistenza istituzionale con i popoli della penisola iberica.
Dall’adozione della Costituzione spagnola del 1978, la politica catalana ha avuto uno ruolo chiave con un atteggiamento esemplare, leale e democratico verso la Spagna e con uno profondo senso di Stato.
Lo Stato spagnolo ha risposto a questa fedeltà con la negazione del riconoscimento della Catalogna come nazione e ha concesso un’autonomia limitata, più amministrativa che politica e un processo di re-centralizzazione; un trattamento economico profondamente ingiusto e una discriminazione linguistica e culturale.
Lo Statuto dell’autonomia, approvato dal Parlamento, dal Congresso e dal referendum dei cittadini catalani, doveva essere il nuovo quadro stabile e duraturo per le relazioni bilaterali tra la Catalogna e la Spagna.
Ma è stato un accordo politico rotto dalla sentenza del tribunale costituzionale, che ha fatto emergere nuovi reclami dei cittadini.
Abbiamo raccolto le richieste di una grande maggioranza dei cittadini della Catalogna, del parlamento, del governo e della società civile che hanno più volte chiesto un referendum di autodeterminazione.
Dopo aver constatato che le istituzioni dello stato hanno rifiutato qualsiasi negoziazione, hanno violato il principio della democrazia e dell’autonomia, e hanno ignorato i meccanismi legali disponibili nella costituzione.
La Generalitat di Catalogna ha così convocato un referendum per l’esercizio del diritto all’autodeterminazione riconosciuto nel diritto internazionale.
L’organizzazione e la celebrazione del referendum hanno portato alla sospensione dell’autogoverno della Catalogna e l’applicazione de facto dello stato di emergenza.
Il brutale comportamento della polizia in stile militare, orchestrato dallo stato spagnolo, ha ripetutamente violato le libertà civili e politiche dei cittadini catalani, i diritti umani e gli accordi internazionali firmati e ratificati dallo Stato spagnolo.
Migliaia di persone, tra le quali eletti, professionisti legati al settore della comunicazione, dell’amministrazione e alla società civile sono stati indagati, detenuti, interrogati e minacciati di pene severe.
Le istituzioni spagnole, che dovrebbero rimanere neutrali, hanno protetto i diritti arbitrariamente in un conflitto politico di cui sono diventati parte, lasciando la cittadinanza catalana indifesa.
Nonostante la violenza e la repressione per cercare di impedire la celebrazione di un processo democratico e pacifico, i cittadini della Catalogna hanno votato per lo più a favore della costituzione della repubblica catalana.
La Costituzione della Repubblica catalana si basa sulla necessità di proteggere la libertà, la sicurezza, la coesistenza di tutti i cittadini della Catalogna e di andare avanti in uno stato di diritto e in una democrazia di con maggiore qualità, rispondendo all’impedimento dello stato spagnolo per imporre il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Il popolo della Catalogna è un amante della legge e il rispetto per la legge è e sarà una delle pietre angolari della Repubblica.
Lo Stato catalano si conformerà e farà rispettare legalmente tutte le disposizioni che compongono questa dichiarazione e garantiscono la certezza del diritto e la sicurezza.
La fedeltà agli accordi sottoscritti farà parte dello spirito fondatore della Repubblica catalana.
La costituzione della Repubblica è una mano tesa al dialogo, onorando la tradizione catalana della pace, manteniamo il nostro impegno nel vederla come modo di risolvere conflitti politici.
Allo stesso tempo, riaffermiamo la nostra fraternità e la solidarietà con il resto dei popoli del mondo e soprattutto con coloro con cui condividiamo la lingua, la cultura e la regione euromediterranea, in difesa delle libertà individuali e collettive.
La Repubblica catalana è un’occasione per correggere gli attuali deficit democratici e sociali, per costruire una società più prospera, più equa, più sicura, più sostenibile e altro ancora in solidarietà.

In virtù di tutto ciò che è appena stato esposto, noi, rappresentanti democratici del popolo della Catalogna, nell’esercizio libero del diritto di autodeterminazione e in conformità al mandato ricevuto dai cittadini della Catalogna:
costituiamo la Repubblica catalana, quale stato indipendente e sovrano, di diritto, democratico e sociale.
Disponiamo l’entrata in vigore della legge di transizione giuridica e fondativa della Repubblica.
Iniziamo il processo costitutivo e democratico, basato sui cittadini, trasversale, partecipativo e vincolante.
Affermiamo la volontà di aprire negoziazioni con lo stato spagnolo, senza condizioni, finalizzate a creare uno schema di collaborazione a vantaggio di entrambe le parti. i negoziati devono necessariamente essere in egual misura.
Poniamo a conoscenza la comunità internazionale e le autorità dell’Unione Europea della costituzione della Repubblica catalana e della proposta di negoziati con lo stato spagnolo.
Invitiamo la comunità internazionale e le autorità dell’Unione Europea ad intervenire per interrompere la violazione dei diritti civili e politici in corso e monitorare il processo di negoziazione con lo stato spagnolo ed essere di esso testimoni.
Manifestiamo la volontà di costruire un progetto europeo che rafforzi i diritti sociali e democratici dei cittadini, nonché l’impegno a continuare ad applicare, senza soluzione di continuità e unilateralmente, le regole del sistema giuridico dell’Unione Europea e quelle dell’ordinamento della Spagna e della Catalogna autonoma.
Affermiamo che la Catalogna ha il desiderio inequivocabile di integrarsi nel più breve tempo possibile alla comunità internazionale.
Il nuovo Stato si impegna a rispettare gli obblighi internazionali attualmente in vigore nel suo territorio e a continuare ad essere parte dei trattati internazionali di cui fa parte il Regno di Spagna.
Facciamo appello agli stati e alle organizzazioni internazionali di riconoscere la repubblica catalana come stato indipendente e sovrano.
Esortiamo il governo della Generalitat a prendere le misure necessarie per rendere possibile la piena efficacia di questa dichiarazione di indipendenza e le disposizioni della legge di transitorietà giuridica e fondativa della Repubblica.
Chiediamo a ciascuno dei cittadini della repubblica catalana di sentirsi degni della libertà che ci siamo dati e di costruire uno stato che si traduca in azione e condotte per un interesse collettivo.

I legittimi rappresentanti del popolo della Catalogna.

* A cura di Nmgi Geopolitik.