Le isole artificiali della Cina minacciano l’area del Mar Cinese Meridionale

di C. Alessandro Mauceri

CinaNei mesi scorsi sono state diffuse alcune immagini prese dai satelliti che mostravano la creazione di alcune isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale in una zona contesa tra Cina, Filippine e Vietnam. Da tempo mezzi anfibi battenti bandiera rossa con le cinque stelle, continuano a versare cemento per realizzare isole artificiali.
Secondo molti analisti, quale sia lo scopo di questa azione è evidente: la Cina sta cercando di prendere il controllo dell’intero Mare Cinese Meridionale. Si tratta infatti di una zona di mare strategicamente vitale. Da circa mezzo secolo la Cina ha dichiarato la propria sovranità “indisputabile” su quest’area e per questo motivo finora non ha tenuto in alcun conto la condanna da parte della Corte Arbitrale Permanente dell’Aia e le reazioni di vari paesi (tra cui gli Stati Uniti d’America).
Il motivo di questa contesa non è solo territoriale ma anche strategico e militare: un recente studio dell’istituto di ricerca RAND afferma che “queste installazioni artificiali possono ospitare batterie di missili terra-aria e aerei da combattimento … ma non è probabile che diano un contributo significativo a operazioni militari dopo le prime ore di un conflitto”.
In altre parole, secondo gli analisti, si tratta di possibili avamposti militari utili in caso di conflitto armato. Un controllo che si estenderebbe a tutta la “Nine Dash Line” la linea che indica il confine fra le acque territoriali dei paesi circonvicini e i 3.500.000 km2 dell’intero Mare Cinese Meridionale.
Il presidente Xi ha più volte ribadito che la Cina non intende militarizzare le isole artificiali, ma secondo quanto riportato da alcune immagini satellitari la situazione è ben diversa: le tre isole artificiali di maggiori dimensioni (Fiery Cross, Subi Reef e Mischief Reef), sono state tutte dotate di aeroporto (e per di più con una pista molto lunga: 3000 m) e di un porto in grado di ospitare navi di grande tonnellaggio, oltre che di decine di hangar fortificati (simili a quelli destinati agli aerei da guerra). Secondo alcuni analisti queste isole sono ideali per accogliere missili terra-aria, missili antinave e cacciabombardieri. Ma queste basi potrebbero ospitare anche Cina isola artificiale grandealtro come i missili balistici in grado di arrivare in Malesia, nelle Filippine e in Indonesia e di colpire basi fino ad ora considerate al sicuro. La Cina ha già dichiarato che sta studiando la costruzione di impianti nucleari trasportabili in grado di fornire alle isole energia praticamente illimitata. Secondo i calcoli ciascuna è in grado di ospitare un reggimento di cacciabombardieri completo di tutte le unità di supporto operativo e logistico necessarie a renderlo indipendente.
Ad aver dotato di armi e armamenti le isole che si affacciano su questo mare, però, non è solo la Cina. Nell’arcipelago delle Spratly (composto da molte isole a circa mille chilometri a sud delle coste cinesi) anche Filippine, Malesia, Taiwan e Vietnam hanno costruito delle basi “artificiali” (il Vietnam ne ha ben 25). Solo il Brunei, che pure ha dichiarato di essere interessato a queste isole, non le ha ancora “armate”. Il problema è che queste isole oltre ad essere di rilevanza strategica primaria son anche molto ricche di risorse naturali (fra cui petrolio e gas naturale) e occupano una posizione fondamentale anche sotto il profilo della logistica commerciale.
È per questo che in passato non sono mancati i conflitti: a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, Cina e Vietnam si scontrarono proprio per il dominio delle isole del Mar Cinese Meridionale (nel 1974 la Cina occupò l’arcipelago delle Paracel e poi ancora, nel 1988, si ebbero altri scontri armati).
Conflitti rapporti che, visto l’ostinarsi della politica “costruttiva” della Cina, potrebbero riaccendersi.