22 aprile: la Giornata della Terra

di C. Alessandro Mauceri

Ancora incerto il percorso storico che portò alla decisione di istituire questa giornata. Secondo alcuni l’origine è da far risalire alla pubblicazione, nel 1962, del manifesto ambientalista Primavera silenziosa scritto dalla biologa statunitense Rachel Carson. Secondo altri ad un’idea del senatore del Wisconsin Gaylord Nelson, da tempo preoccupato per il deterioramento dell’ambiente negli Stati Uniti. Nel 1969 gli USA furono colpiti dalle devastazioni dovute ad una massiccia fuoriuscita di petrolio a Santa Barbara, in California. Nelson decise che era troppo e annunciò la volontà di creare una materia da introdurre nei corsi di laurea dei campus universitari riguardante questo tema. Lo stesso anno, in una conferenza dell’UNESCO che si svolse a San Francisco, l’attivista per la pace John McConnell propose di istituire una giornata per onorare la Terra e il concetto di pace, da celebrare il 21 marzo 1970, il primo giorno di primavera nell’emisfero settentrionale. Questa proposta venne formalizzata in una proclamazione scritta da McConnell e firmata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, U Thant.
Dieci anni dopo, nel 1980, si tenne una grande manifestazione a Washington. D.C., proprio di fronte alla Casa Bianca. Fu il coronamento degli sforzi maturati in importanti leggi ambientali statunitensi (l’Endangered Species Act, il Marine Mammal Protection Act, il Superfund, il Toxics Substances Control Act, il Resource Conservation and Recovery Act e, naturalmente, il Clean Air Act e il Clean Water Act).
Da allora le iniziative, ogni anno, “per la Terra” si sono moltiplicate. Ma nessuna è mai riuscita a limitare i danni causati dall’uomo proprio all’ecosistema. Innumerevoli rapporti parlano dell’aumento delle emissioni di CO2 e delle potenziali cause antropiche. Molti i danni anche alla biodiversità. E così pure agli Oceani. Per non parlare dello sfruttamento insensato delle risorse naturali. Basti pensare che, da qualche anno a questa parte, il concetto di “sostenibilità” introdotto dalla Commissione Brutland delle Nazioni Unite nel 1987 (dopo ricerche durate ben tre anni!) è stato messo nel dimenticatoio. È stato sostituito con quello di “resilienza”. Una differenza non da poco. La Commissione Brutland aveva definito “sostenibilità” l’utilizzo delle risorse della Terra in modo e in misura tali da non ledere la possibilità per le generazioni future di fare lo stesso. La resilienza è una definizione molto più vaga che fa riferimento alla capacità dei sistemi ecologici di tollerare gli attacchi dovuti alle attività antropiche.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: nel mondo non c’è più né sostenibilità né resilienza. C’è solo uno sperpero indescrivibile delle risorse della Terra senza alcuna cura per ciò che accadrà nel futuro. A confermarlo è il rapporto sullo Stato del clima in Europa 2023 (Esotc 2023), curato dal servizio europeo di monitoraggio dei cambiamenti climatici Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica mondiale. Il rapporto, non a caso presentato proprio in concomitanza con la Giornata della Terra, conferma che il 2023 è stato “l’anno più caldo o il secondo più caldo mai registrato, a seconda del set di dati utilizzato”. Con temperature che, in Europa, “sono state superiori alla media per 11 mesi all’anno”. In alcune zone, le variazioni sono molto al di sopra dei limiti che i Capi di Stato si erano dati durante la COP di Parigi qualche anno fa: “A giugno, l’oceano Atlantico a ovest dell’Irlanda e intorno al Regno Unito è stato colpito da un’ondata di caldo marino classificata come ‘estrema’ e in alcune aree ‘oltre l’estremo’, con temperature marine superficiali fino a 5 gradi centigradi sopra la media”. Il continente europeo che si sta scaldando più rapidamente, con un aumento della temperatura media circa doppio rispetto a quello globale. E i tre anni più caldi registrati nella regione da quando le temperature vengono monitorate con regolarità si sono tutti verificati a partire dal 2020; i dieci più caldi dal 2007. Segno di un’evidente tendenza del clima della Terra.
Che fine hanno fatto le promesse dei leader mondiali? Che fine ha fatto la voglia di crescere in modo “sostenibile”? O almeno “resiliente”? Le conseguenze per la Terra e per i suoi abitanti sono sotto gli occhi di tutti (anche di quelli che fingono di non vederle). Gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti e causano danni sempre maggiori a persone e cose. Secondo i ricercatori ciò comporta anche impatti importanti sulla salute: le ondate di caldo estremo provocano stress per gli organismi umani, acuiti soprattutto dai tassi di umidità elevati. “Negli ultimi vent’anni – si legge nel rapporto sul clima – la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30 per cento e si stima che i decessi legati alle temperature elevate siano cresciuti del 94 per cento delle regioni europee monitorate”! Ma non basta. “Questa tendenza è particolarmente preoccupante, dato che in Europa si registra un numero crescente di giorni con almeno ‘forte stress da caldo’ e nel 2023 si è registrato un numero record di giorni con ‘stress da caldo estremo’”. Proprio in Europa. Ovvero, dove i Paesi sviluppati, dotati di risorse non indifferenti, dovevano adottare politiche in grado di fronteggiare questi cambiamenti. Questo non è avvenuto. Nessun governo ha fatto nulla per rendere davvero il proprio Paese resiliente. E le misure per ridurre l’impatto sulla “madre Terra” sono state blande e spesso giustificate in modo ambiguo. Ad esempio, il rapporto conferma che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto un livello record in Europa (43 per cento). Quello che non dice è che buona parte di questa è stata utilizzata non per sostituire una parte dell’energia prodotta da fonti inquinanti (petrolio, carbone o lo stesso gas “naturale”), ma per soddisfare la maggiore richiesta di energia elettrica.
C’è stato chi si è prodigato nel dare consigli (in)utili per ridurre l’impatto sull’ambiente. Ad esempio, riducendo il tempo sotto la doccia. Ma poi non ha detto nulla del fatto che ogni volta che scarichiamo l’acqua del water buttiamo da 8 a 12 litri di acqua che prima abbiamo potabilizzato e reso bevibile. Qualcuno ha suggerito di cambiare il modo di viaggiare. Facendo finta di non conoscere la quantità di emissioni di CO2 che producono le mega navi portacontainer. I primi a dare il cattivo esempio sono proprio i leader della Terra: quasi tutti i loro suggerimenti sono l’esatto opposto di quello che fanno loro personalmente. E ancora. C’è chi ha suggerito di fare acquisti “ecologici”. Purtroppo, oggi la gran parte degli oggetti che si comprano sono tutt’altro che verdi. Sia direttamente che indirettamente (basti pensare al problema del packaging che le norme vigenti non sono mai riuscite a risolvere permettendo ai produttori di plastica di raggiungere ogni anno nuovi record di vendite). Tra i consigli c’è anche quello di “lasciare i pesci nel mare” (National Geographic). Dimenticando che l’impatto sull’ambiente causato dagli allevamenti è molto maggiore: le maggiori emissioni di CO2 e i maggiori consumi di acqua virtuale derivano proprio da questo settore (in particolare l’allevamento di bovini).
Ma di questo nessuno parla. Il 22 aprile sarà una bellissima giornata. Piena di eventi, manifestazioni ambientaliste “soft”, magari con qualche articolo sui giornali (quelli non troppo distratti dalle guerre e dalle stragi di innocenti in metà del pianeta grazie alle armi prodotte dall’altra metà). Poi, spenti i riflettori si tornerà a fare come prima. Sperando che la Terra sia davvero “resiliente” e che sia in grado di sopportare ancora un po’ le violenze che l’uomo sta esercitando su di lei.