Ricostruzione dell’Iraq, l’Ue co-presidente della conferenza. al-Joumeili, ‘servono 82 miliardi’

di Bessem Ben Dhaou –

Servono 82,2 miliardi di dollari (71,9 miliardi di euro) per la ricostruzione di case e infrastrutture nelle zone liberate dall’Isis. Lo ha reso noto il ministro per la Pianificazione iracheno Salmane al-Joumeili all’apertura della tre giorni di conferenza che ha preso il via oggi a Kuwait City con lo scopo di raccogliere sostegno e fondi e quindi rimettere in piedi quella parte di Iraq ripresa allo Stato Islamico e distrutta dalla guerra.
“Sulla base di una stima condotta da esperti iracheni e stranieri, valutiamo le necessità complessiva per la ricostruzione in Iraq a 88,2 miliardi di dollari”, ha spiegato al-Joumeili, correggendo comunque la cifra di 100 miliardi di dollari preventivata all’inizio dell’anno.
Il direttore del ministero della Pianificazione, Qusay Abdul Fattah, ha tuttavia spiegato che vi è la necessità di reperire da subito 22 miliardi di dollari per fornire assistenza urgente alla popolazione e ai profughi che rientrano nelle loro terre e nelle città abbandonate durante il conflitto.
Il presidente dell’Organizzazione caritatevole internazionale islamica “Abdullah al-Maatouq” (Iico), Amiri Diwan, ha riportato che la conferenza, alla quale prendono parte 2.300 imprese di 70 paesi, rappresenta una nuova speranza per più di cinque milioni di sfollati iracheni, i quali “non hanno accesso a un riparo, cibo, acqua, assistenza sanitaria e servizi educativi” e “Vivono da tre anni in condizioni umanitarie estremamente difficili e in circostanze drammatiche”.
Per il presidente del Fondo per la ricostruzione dell’Iraq, Mustafa Al-Hiti, ad oggi è stato raccolto solo l’1 per cento delle risorse necessarie per affrontare i progetti ritenuti prioritari.
La conferenza è co-presieduta dall’Unione Europea, ed il commissario Ue per la Cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, ha osservato che “l’Iraq si trova di fronte a un bivio storico”, per cui è “necessario agire rapidamente e ricostruire il Paese con la partecipazione di tutte le componenti della società”.
L’occupazione di gran parte dell’Iraq ad opera dell’Isis è avvenuta nel 2014 e, per quanto vi sia stata un’adesione spontanea della popolazione allo Stato Islamico (cosa che Notizie Geopolitiche ha potuto appurare portandosi sul posto), il conflitto per l’espansione del “Califfato” e per la ripresa del controllo dei territori da parte delle autorità governative ha comportato asperrimi combattimenti e distruzione, e soprattutto milioni di profughi spesso ospitati presso campi dell’Unhcr e di altre sigle di organizzazioni umanitarie.

Campo profughi iracheno di Qustapa. (Foto Notizie Geopolitiche).