Vincono i filorussi in Bulgaria e Moldavia: una minaccia al fianco orientale della Nato

di Notizie Geopolitiche – 

radev_rumen_elezioniUn’onda russofila ha travolto Moldavia e Bulgaria che, con i risultati dei ballottaggi delle elezioni presidenziali, consegna la guida dei due paesi europei a dei presidenti dichiaratamente allineati sulle posizioni del Cremlino.
Il generale bulgaro Rumen Radev, capo dell’opposizione socialista al governo conservatore, ed il moldavo filorusso Igor Dodon hanno infatti ottenuto una maggioranza schiacciante contro i loro avversari filo occidentali, aggiudicandosi rispettivamente il 58% ed il 57% delle preferenze.
La notizia ha causato a Sofia un terremoto politico che ha obbligato il premier europeista, Bojko Borissov, a rassegnare le proprie dimissioni in vista della nascita di un nuovo governo di coalizione, che comprenda ora anche le opposizioni, o di una nuova tornata elettorale.
Mentre la Moldavia non è membro né dell’Ue né della Nato, la situazione bulgara è una novità: le due organizzazioni, di cui il paese è attualmente parte, ora vedono infatti tra i propri aderenti uno stato probabilmente alleato della Russia, con la quale è attualmente in corso una crisi di una gravità che non si registrava dai tempi dell’Unione Sovietica.
Proprio le sanzioni, emanate dai paesi Ue e dell’Alleanza Atlantica nei confronti di Mosca in seguito all’invasione russa della Crimea, hanno avuto un peso non indifferente nella vittoria dei candidati vicini al Cremlino: le due repubbliche, la Moldavia ex membro dell’Urss e la Bulgaria in passato nel Patto di Varsavia, detenevano infatti strettissimi rapporti commerciali con la Russia che, in seguito all’adesione all’embargo contro Mosca, decisa dai due esecutivi, hanno subito un duro contraccolpo il quale ha avuto un direttamente proporzionale effetto negativo sulla popolarità dei governi.
Una svolta verso est di Bulgaria e Moldavia, incrementando la presenza politica russa nella regione, potrebbe quindi indebolire il cosiddetto fianco orientale della Nato, ossia i paesi dell’Europa dell’est, un tempo nell’orbita di Mosca ed oggi atlantisti, vanificando in parte gli sforzi svolti dall’Alleanza per fortificare la regione con la costruzione di basi missilistiche e l’incremento della presenza militare, soprattutto statunitense, la quale potrebbe subire un’ulteriore diminuzione se le politiche isolazioniste annunciate dal neo presidente americano, Donald Trump, verranno realmente applicate.