A 19 anni dalla strage di Beslan: iniziative per ricordare la strage di bambini

di Nicola Comparato –

Una delegazione italiana guidata dal referente dell’Ossezia del Sud Mauro Murgia si è recata in questi giorni a Beslan, in Ossezia del Nord (Federazione Russa), per prendere parte al ricordo della terribile strage di innocenti avvenuta nel 2004 ad opera di un gruppo armato di separatisti ceceni. Alla cerimonia parteciperanno Frayev Soslan Mikhailovich, capo dell’entità comunale del distretto di Pravoberezhny, Tatrov Khariton Sergeevich, numero uno dell’amministrazione dell’autonomia locale dell’insediamento urbano di Beslan e l’associazione “Madri di Beslan”, che raccoglie le famiglie di tutti coloro che sono rimasti coinvolti nel terribile atto terroristico del 1-3 settembre 2004.
Già ad aprile di quest’anno a Pesaro, Gradara, Rovereto, in Vaticano (piazza San Pietro) e nella Repubblica di San Marino (dove è presente un monumento dedicato ai bambini di Beslan) è stata ospitata una delegazione delle Madri insieme ad alcuni dei ragazzi sopravvissuti, un’iniziativa volta a condividere il ricordo di quei terribili giorni.
Il programma degli eventi in Ossezia prevede per il domani un incontro con il sindaco e il presidente della provincia di Beslan, dove le rappresentanze italiane delle città di Gradara (Pesaro-Urbino) e di Randazzo (Catania) presenteranno, insieme ai referenti dell’Ossezia del Sud in Italia, protocolli di amicizia. L’idea è quella di ospitare per l’anno prossimo in Italia eventi per ricordare la strage, nel 20mo anniversario.
Nei prossimi giorni la ricorrenza vedrà la partecipazione del flauto sammarinese Monica Moroni e del pianoforte dell’osseta Zemfira Khestanova a due concerti organizzati dai referenti dell’Ossezia del Sud in Italia, uno a Beslan e l’altro a Vladikavkaz, per ricordare la terribile strage di innocenti avvenuta 19 anni fa.

La strage di Beslan.
Quella di Beslan è una strage avvenuta il giorno 1 settembre dell’anno 2004, presso la scuola Numero 1 di Beslan, una città dell’Ossezia del Nord parte della Federazione Russa. La scuola fu assaltata da un gruppo armato di oltre 30 terroristi, per la maggior parte separatisti ceceni (popolo del Caucaso protagonista di due guerre per l’indipendenza dalla Russia) e fondamentalisti islamici. I terroristi, muniti di passamontagna e cinture esplosive, occuparono l’intero edificio, sequestrando un migliaio di persone tra insegnanti, bambini e genitori che erano presenti per festeggiare l’inizio dell’anno scolastico. Le richieste dei terroristi (scambiati inizialmente per forze militari in esercitazione), giunti sul luogo a bordo di un furgone militare e di un furgone rubato in precedenza alla polizia, furono da subito chiare: il riconoscimento ufficiale della Repubblica di Cecenia, e il ritiro delle truppe russe dal loro territorio. I numerosi ostaggi furono subito ammassati nella palestra della scuola per tre giorni. Poco dopo i terroristi cominciarono a sparare per aria, provocando un grande caos, che permise ad una sessantina di presenti di scappare e allertare le forze dell’ordine. Molti degli ostaggi rimasti sotto il controllo del gruppo armato furono costretti ad assistere alle esecuzioni di amici e compagni di scuola. Tutto questo fino al giorno 3 settembre, quando le forze russe misero fine al massacro. Prima di tutto questo però ci furono anche scontri a fuoco tra i terroristi, gli agenti della polizia locale e un civile armato rimasto ucciso durante le sparatorie. Nonostante l’intervento dei russi però, a causa della disorganizzazione dovuta dal precipitarsi degli eventi, e l’utilizzo di lanciafiamme e granate da parte delle forze dell’ordine, durante l’azione di salvataggio rimasero uccisi più di 330 ostaggi, tra i quali 186 bambini, ovvero più della metà degli studenti. Il conto dei feriti fu di oltre 700 persone. Il presidente russo Vladimir Putin, fu oggetto di numerose critiche e polemiche per la scarsa considerazione delle misure di sicurezza adottate, data la presenza di tantissimi ostaggi perlopiù bambini. Durante l’operazione, tutti i terroristi rimasero uccisi, ad eccezione di un membro del gruppo armato di nome Nurpaša Kulaev, che fu in seguito condannato all’ergastolo. Molti di loro, nel bel mezzo degli scontri, si fecero esplodere insieme agli ostaggi, e molto probabilmente furono questi atti suicidi a provocare il successivo crollo del tetto della palestra e l’incendio in prossimità del locale. Alcuni giorni dopo questi fatti, il terrorista ceceno Shamil Basaev, colpevole di numerosi attentati in Cecenia e in Russia, rivendicò di essere il vero autore della strage di Beslan, affermando che l’obbiettivo del gruppo armato non fosse solamente incentrato sul nazionalismo e all’indipendenza della Cecenia, ma che avesse come scopo principale quello di stabilire un emirato islamico nel nord della regione del Caucaso. L’ex presidente separatista ceceno Aslan Maschadov prese le distanze dalle dichiarazioni di Shamil Basaev. Molti giornali all’epoca dei fatti, collegarono la strage di Beslan al braccio destro di Basaev, Mogamed Evloev, per le similitudini riscontrate tra la crisi dell’ospedale di Budnnovsk del 1995 e la Crisi del Teatro Dubrovka di Mosca dell’anno 2002. Il sopravvissuto Nurpaša Kulaev, dichiarò inoltre che lo scopo dell’operazione era di colpire genitori e figli appositamente per indignare i paesi confinanti al fine di scatenare una vera e propria guerra in tutta la regione del Caucaso. Qualunque siano state le motivazioni il risultato finale non cambia. Più di 300 persone innocenti persero la vita in quei tre maledetti giorni. Per questo motivo la strage di Beslan sarà per sempre una di quelle pagine di storia impossibili da dimenticare. Purtroppo.