Algeria. Approvato il nuovo referendum costituzionale, ma viene già criticato dal movimento Hirak

di Alberto Galvi

L’Algeria ha approvato un referendum di riforma costituzionale con il 66,80 per cento dei voti, ma con un forte astensionismo pari al 23,7 per cento. Il referendum ha modificato gli articoli 28 e 29 della costituzione per consentire operazioni militari transfrontaliere con l’approvazione dei due terzi del suo parlamento e sotto la supervisione di organizzazioni internazionali come la Lega Araba, l’Ua (Unione Africana) e l’ONU (Organizzazioni Nazioni Unite).
Gli emendamenti costituzionali sono stati approvati dal popolo mediante quesito referendario, ma precedentemente i testi legislativi sono passati attraverso il voto parlamentare della Camera bassa e successivamente quello del Consiglio della nazione e della Camera alta del parlamento approvandone il relativo testo di revisione costituzionale da porre ai cittadini come quesito referendario.
La modifica costituzionale serve dopo mesi di proteste a rispondere alle richieste della popolazione di salvaguardare i suoi confini dall’estremismo islamico. Negli ultimi mesi la transizione politica del Paese è stata sempre più dura poiché l’Algeria è circondata da Stati, come il Mali, il Niger e la Mauritania, in cui il radicalismo islamico ha preso piede ormai da tempo in maniera drammatica.
Inoltre la riforma costituzionale limita il numero dei mandati presidenziali contro il tentativo di Abdelaziz Bouteflika di candidarsi alla presidenza per il quinto mandato consecutivo.
Il movimento algerino dei giovani Hirak ha portato in piazza dal 2019 migliaia di cittadini per protestare e porre fine ai due decenni di governo di Bouteflika.
Il nuovo presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha fatto della revisione costituzionale il suo progetto politico, tendendo in questo modo la mano al movimento Hirak.
Gli emendamenti approvati hanno introdotto dei limiti al mandato presidenziale ed esteso le prerogative del parlamento e della magistratura. Inoltre consentono all’esercito di intervenire all’estero e hanno creato un nuovo organismo anti-corruzione, che secondo il governo aiuterà il Paese ad affrontare la crisi economica.
Il movimento Hirak afferma che gli emendamenti modificati non sono però all’altezza di una riforma costituzionale, in quanto non rispondono alle richieste di rinnovo di una classe politica al potere fin dall’indipendenza del 1962, per porre fine all’interferenza dell’esercito nella vita pubblica e al dilagare della corruzione.
Dal punto di vista geopolitico i confini algerini sono diventati sempre più porosi con gruppi di ribelli che si infiltrano lungo il deserto.