Argentina. Nasce il cosiddetto “dollaro soia”

di Paolo Menchi

Visti i precedenti, non è certo una nuova notizia la crisi economica argentina, con l’inflazione che a luglio ha raggiunto il 70% annuo, uno dei tassi più alti al mondo.
È meno noto che uno dei problemi dell’economia argentina, che dipende per il 70% dal mercato interno, sia la mancanza delle riserve di dollari americani; nel mercato domestico c’è molta domanda di questa valuta, ma sono pochi quelli che creano riserve.
Il dollaro è richiesto dall’industria per acquistare beni di produzione ma anche dai privati per tenere i risparmi lontano dall’inflazione, nonchè per acquistare proprietà.
Tutto questo porta ad una costante riduzione delle riserve necessarie per far funzionare l’economia.
Il governo ammette la scarsità di dollari in cassa e parla di riserve di 37 miliardi di dollari, ma secondo gli analisti la cifra è decisamente sovrastimata in quanto comprende anche le riserve dei privati che non possono essere utilizzate dalla banca centrale in caso di necessità. Più probabile che in cassa non ci siano più di 5 miliardi di dollari, se non meno ancora.
Un dato preoccupante, in considerazione anche delle rate del prestito del FMI che devono essere pagate a fine settembre.
Fatta la doverosa premessa, la notizia di questi giorni è che il ministro dell’economia Sergio Massa, di recente nomina, per cercare di far fronte al problema ha inventato quello che i media locali hanno chiamato il “dollaro soia”.
In sostanza i produttori di soia che esportano vengono pagati in dollari, che devono cambiare al tasso ufficiale che corrisponde a circa 150 pesos per ogni dollaro, contro il cambio effettivo di 280 pesos. Se a questo si aggiunge una tassazione del 33%, i guadagni si riducono di un terzo circa.
I produttori, visto che i loro omologhi in Uruguay e Paraguay non hanno questi problemi, tendono a creare riserve di soia e a non vendere, sperando in una svalutazione del peso.
Per questo motivo il governo ha introdotto una sorta di sussidio per i produttori di soia: essa prevede che la quotazione ufficiale del dollaro nel loro caso sarà solo fino alla fine di settembre di 200 pesos, nella speranza che vendano il loro prodotto e che vengano introdotti dollari nel mercato interno.
Il provvedimento è stato accolto con moderato favore dai produttori di soia, che lo hanno definito non abbastanza adeguato e comunque solo un palliativo temporaneo che non risolve il problema di fondo; chiedono inoltre che da ottobre si ritorni ad una sola quotazione del dollaro utilizzando quella effettiva e non quella imposta dal governo.