di Alberto Galvi –
L’Armenia e l’Azerbaigian hanno negoziato un cessate-il-fuoco dopo essersi incolpati a vicenda per gli scontri lungo il confine di questi giorni. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu discuterà della situazione in una sessione, come da richiesta dall’Armenia.
I due paesi hanno combattuto in due guerre per il controllo del Nagorno-Karabakh, regione che oggi è quasi tutta parte dell’Azerbaigian, ma che è stata tenuta fin dopo la guerra degli Anni ’90 dalle forze etniche armene sostenute dall’Armenia. In seguito a una guerra di sei settimane avvenuta nel 2020 l’Azerbaigian ha ripreso ampie zone del Nagorno-Karabakh, ed i combattimenti si sono conclusi con un accordo di pace mediato dalla Russia.
Gli scontri continuano comunque a ripetersi, e la ripresa delle ostilità di questi giorni ha portato alla morte di 155 militari di cui, come ha riportato il premier armeno Pashinyan, 105 armeni.
Nel quadro della sospensione delle ostilità le autorità azere hanno detto di essere pronte a consegnare unilateralmente i corpi di un massimo di 100 soldati armeni.
Nella tarda serata dello scorso 14 settembre migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Yerevan, capitale dell’Armenia, accusando il primo ministro Nikol Pashinyan di aver tradito il suo paese, cedendo alle richieste dell’Azerbaigian e riconoscendo la sovranità dell’Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh. Migliaia di manifestanti hanno chiesto a Pashinyan di dimettersi.