di Alberto Galvi –
Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha approvato all’inizio di febbraio per il Bangladesh un programma di prestiti da 4,7 miliardi di dollari. Il Bangladesh ha formulato tale richiesta per stabilizzare la situazione economica, ma anche lo Sri Lanka e il Pakistan si sono rivolti al medesimo ente per ottenere prestiti, dovendo però affrontare ritardi per arrivare all’approvazione finale.
In Bangladesh c’è una grave carenza di dollari a causa della diminuzione drastica delle sue riserve estere e di un forte calo del valore del taka, la valuta locale, rispetto al dollaro. Secondo la Bangladesh Bank il numero di nuove lettere di credito è crollato del 14 per cento su base annua nel periodo luglio-dicembre, e i pagamenti di tali debiti sono diminuiti del 9 per cento, indicando insolvenze.
Per acquistare beni e servizi stranieri gli importatori in Bangladesh devono aprire lettere di credito con una delle 61 banche programmate del paese. Si tratta essenzialmente di un contratto finanziario emesso dalla banca di un importatore che garantisce il pagamento in dollari al venditore. Nel caso in cui un acquirente non paghi, la banca deve assumersi le passività.
Dall’invasione russa dell’Ucraina di un anno fa il Bangladesh ha dovuto affrontare gravi difficoltà economiche. Nella sua economia dipendente dalle importazioni l’aumento globale dei prezzi dell’olio combustibile e di altre materie prime ha causato un’inflazione quasi a due cifre e ha esaurito le riserve estere.
Per proteggere le riserve in declino, il governo aveva interrotto tutte le importazioni non essenziali e ridotto l’offerta di dollari alle banche commerciali. Ciò non solo ha costretto le banche a rifiutare nuove richieste di lettere di credito, ma ha anche reso incerti i pagamenti promessi a fornitori stranieri per precedenti importazioni. I media locali hanno riferito che almeno 20 banche con saldi negativi nelle loro disponibilità in valuta estera non hanno potuto effettuare questi pagamenti.
