Benin. Il parlamento approva la legge sull’aborto

di Alberto Galvi

I parlamentari del Benin hanno votato per legalizzare l’aborto: le donne potranno interrompere la gravidanza entro i primi tre mesi se incompatibile con l’interesse della stessa o del nascituro. L’emendamento è finalmente passato dopo un acceso dibattito in parlamento, con alcuni legislatori contrari a legalizzare ulteriormente l’aborto.
In Benin era già stato autorizzato l’aborto con la ratifica del Protocollo di Maputo che, attraverso l’articolo 14 sui diritti delle donne in Africa, autorizza l’aborto in circostanze specifiche come la minaccia alla salute della vita della madre, in caso di stupro o incesto o di gravi malformazioni del feto. Diversi paesi in Africa mantengono il divieto di abortire, tra cui Gibuti, Egitto, Congo-Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo e Guinea-Bissau.
La nuova legge sull’aborto rende il Benin un paese avanzato nel continente africano. A partire dal 2016 solo Zambia, Mozambico, Sudafrica, Capo Verde e Tunisia avevano leggi sull’aborto, seppure con diverse sfumature.
Il ministro della Sanità del Benin, Benjamin Hounkpatin, si è detto convinto che il personale medico che oggi deve confrontarsi ccon innumerevoli casi di aborti clandestini, accoglierà con favore la decisione dei parlamentari. La nuova legge aiuterà le donne con gravidanze indesiderate ad affrontare l’aborto in condizioni più sicure. E’ stata accolta con soddisfazione dai difensori dei diritti delle donne: in Benin quasi 200 donne muoiono ogni anno a causa di complicazioni legate alle manovre abortive; il ministro della Sanità del Benin ha affermato che le complicazioni degli aborti sono state la causa del 20 per cento delle morti per parto nel paese.
Si è detta invece molto preoccupata per la nuova legge sull’aborto la Conferenza episcopale del Benin.
Le leggi sull’aborto variano notevolmente in tutto il mondo, ma solo una minoranza di paesi ha divieti assoluti. Beneficiano invece della legislazione più liberale le donne del Nord America, dell’Europa e dell’Oceania, in alcuni casi acquisita solo di recente come è accaduto in Nuova Zelanda nel marzo 2020.