Birmania. Nuove proteste dei monaci buddisti fanno saltare il diritto di voto dei rohingya

di Guido Keller –

rohingya monaco buddistaNuovo atto discriminatorio nei confronti della minoranza musulmana rohingya da parte del governo birmano su sollecitazione delle proteste dei monaci buddisti: le autorità di Naypyidaw hanno infatti deciso di non rinnovare i documenti di identità dei rohingya in scadenza a marzo, impedendo così loro di votare.
I rohingya sono una minoranza etnica di circa 1.800mila persone, che vivono in Birmania (800mila), in Bangladesh (300mila). in Arabia Saudita (400.000), in Tailandia (100mila) e in Malesia (40mila).
In più occasioni i monaci buddisti hanno manifestato duramente contro la presenza dei rohingya, di religione islamica, arrivando persino a compiere veri e propri eccidi (200 morti sul finire del 2012) e a provocarne un esodo di 110mila individui.
“Un’enorme tragedia nazionale”, come l’ha definita la leader dell’opposizione democratica birmana, Aung San Suu Kyi, che ha “auspicato maggiori controlli alla frontiera con il Bangladesh per fermare l’immigrazione illegale” dei Rohingya.
Il diritto al voto dei cittadini di etnia rohingya in regola con la cittadinanza era appena stato concesso, ma la cosa aveva innescato proteste nazionaliste e soprattutto dei fedeli e dei religiosi buddisti dello stato del Rakhin.
La decisione delle autorità birmane sono state obbligate al fine prevenire ulteriori stragi, per cui l’ufficio del presidente ha comunicato che “alla fine di marzo le carte d’identità provvisorie saranno “illegali”, quindi il diritto di voto sarà automaticamente cancellato”.