Brasile. E’ caos nello Espirito Santo per gli scioperi della polizia. Almeno 100 i morti

di C. Alessandro Mauceri –

Non cessano gli scontri e i tafferugli nello Stato brasiliano di Espirito Santo, a seguito dello sciopero ad oltranza della polizia che rivendica aumenti salariali. A Vitória, capitale dello Stato, anche la polizia militare sta protestando e i parenti degli agenti hanno bloccato le caserme. Anche i militari (che per legge non possono scioperare) hanno deciso di incrociare le braccia: molti hanno presentato certificato medico in cui dichiaravano la loro indisponibilità. Per protesta hanno esposto cartelli e manifesti e organizzato un picchetto.
In questo modo però la città è rimasta sguarnita. Da sei giorni a Vitória le bande locali e la criminalità hanno invaso la città: bande e singoli si sono scatenati.
Il governatore ha invitato la popolazione a rimanere in casa. Il governo centrale ha inviato sul posto l’esercito e 200 uomini della Guardia nazionale. La magistratura intanto ha intimato alla polizia militare di tornare al lavoro ed ha minacciato di far pagare una multa salatissima per ogni giorno di sciopero.
Ad oggi il bilancio è di almeno 101 morti, stando a quanto comunicato dal sindacato statale dei poliziotti civili. Anche il presidente del sindacato dei conduttori di Guarapari (Sintrovig), Walace Belmiro Fernaziari, ha perso la vita.
I cadaveri sono lasciati per le strade; negozi e centri commerciali sono stati saccheggiati; uffici e scuole restano chiusi da giorni e anche i trasporti pubblici sono stati sospesi: il sindacato statale dei lavoratori del trasporto stradale (Sindirodoviarios) ha deciso questa misura dopo che banditi hanno minacciato alcuni autisti e dato fuoco a diversi mezzi. La gente resta barricata nelle case.
Secondo alcuni analisti si tratterebbe di una delle conseguenze di una crisi economica e politica che va avanti ormai da tempo: da tre anni lo Stato è in recessione e si parla solo di tagli agli stipendi e di licenziamenti. Le casse di molte amministrazioni locali sono vuote. Di questo problema si parlò anche lo scorso anno, poco prima delle Olimpiadi. Ma poi tutto venne messo a tacere. E oggi la situazione pare essere degenerata.