Brasile. L’ex ministro della Giustizia Torres è stato arrestato per i disordini di Brasilia

di Alberto Galvi

L’ex ministro della Giustizia del Brasile Anderson Torres è stato arrestato con l’accusa di “omissione” e “connivenza” durante l’invasione degli edifici governativi la scorsa settimana, quando migliaia di “bolsonaristi” hanno preso d’assalto i palazzi delle istituzioni rompendo finestre e mobili, distruggendo opere d’arte inestimabili e lasciando messaggi di graffiti che chiedevano un colpo di Stato militare.
A ordinare l’arresto di Torres è stato il giudice della Corte suprema brasiliana Alexandre de Moraes. Torres, responsabile della sicurezza a Brasilia, è stato arrestato dopo essere tornato in Brasile per una vacanza in Florida, lo stesso Stato americano in cui si era recato l’ex presidente Bolsonaro dopo aver perso le elezioni presidenziali. Le prove prodotte dalla polizia sono state reperite nelle perquisizioni della sua casa.
Bolsonaro, che ha rifiutato di ammettere la sconfitta, ha pubblicato un video pochi giorni dopo i disordini, successivamente cancellato, mettendo in dubbio la legittimità delle elezioni presidenziali di ottobre, che ha perso contro Lula. I pubblici ministeri hanno affermato che l’ex presidente potrebbe aver istigato le sommosse facendo tali affermazioni. L’ufficio del procuratore generale ha sostenuto che il suo contenuto era sufficiente per giustificare un’indagine preventiva sulla condotta di Bolsonaro.
Il nuovo ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha anche confermato il ritrovamento in casa Torres di una bozza di decreto che proponeva misure d’urgenza per la possibile “correzione” delle elezioni di ottobre, vinte da Lula per pochi voti. La bozza di decreto, che è senza data e senza firma, ha il nome di Bolsonaro in fondo, ma Dino ha detto che la paternità era sconosciuta.
La Corte suprema ha accettato di aprire un’indagine su Bolsonaro per presunto incoraggiamento alle proteste. I pubblici ministeri indagheranno sull’ex presidente per possibile istigazione e paternità intellettuale degli atti antidemocratici che hanno provocato i disordini delll’8 gennaio scorso, azioni di vandalismo e violenze a Brasilia. Bolsonaro non ha riconosciuto pubblicamente la vittoria di Lula, ed è partito per gli Stati Uniti, dove è rimasto due giorni prima dell’insediamento.
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha accusato gli alleati del suo predecessore di aver sostenuto l’attacco al palazzo presidenziale. A seguito dei disordini le autorità giudiziarie brasiliane hanno ordinato l’arresto di altri alti funzionari pubblici, mentre di Fábio Augusto, comandante della polizia, è stato destituito dal suo incarico.
Il presidente Lula ha promesso di controllare i dipendenti degli edifici governativi per migliorare la sicurezza, in quanto sono stati ritenuti complici nel consentire ai rivoltosi di entrare in quegli edifici.