Brexit. May propone un rinvio al 30 giugno, ma per Juncker deve essere prima delle elezioni

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Dopo le continue bocciature delle sue proposte di accordo in Parlamento, la premier britannica Theresa May ha chiesto a Bruxelles una deroga all’articolo 50 del Trattato di Lisbona e quindi lo slittamento del termine ultimo dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea al 30 giugno. Gli scogli continuano ad essere quelli del confine nord irlandese, il Backstop, e lo status dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna.
Se il secondo tema è una condicio sine qua non posta dall’Unione Europea, quella del confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord resta una questione su cui non sembra trovarsi soluzione, basti pensare che da un lato la partecipazione dell’Irlanda e della Gran Bretagna al contesto unitario europeo ha sopito il conflitto dell’Ulster, dall’altro l’idea presentata a suo tempo da May di un confine “senza infrastrutture di frontiera fisiche né posti di frontiera” rappresenterebbe una valvola attraverso la quale passerebbero persone (già oggi 30mila al giorno) e merci senza controlli e quindi senza dazi: che senso avrebbe la Brexit nel momento in cui agli esportatori diretti da e all’Ue basterebbe recarsi in Irlanda per portare le merci in e dalla Gran Bretagna?
La richiesta di May verrà discussa al Consiglio europeo di oggi, e la premier ha spiegato che “è necessario dare al Parlamento un po’ più tempo per concordare i prossimi passi, ma la gente di questo Paese ha atteso quasi tre anni, è stufa dell’incapacità del Parlamento di decidere”.
Ravvisando che la decisione dovrà essere presa in modo unanime dai Ventisette, il capo della Commissione Jean-Claude Juncker ha detto alla tedesca Deutschlandfunk che “L’Ue ha fatto tutto quanto in suo potere per adattarsi alle richieste del Regno Unito”, ma ha ammonito che “la pazienza si sta assottigliando. L’Accordo di divorzio non sarà rinegoziato”, e che “Sulla Brexit siamo nelle mani di Dio, ma anche Dio ha una pazienza che alla fine si strappa”.
Ha poi ricordato in una telefonata a May che la data dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue non più andare oltre quella delle elezioni europee e quindi, come ha riferito la portavoce Margaritis Schinas, che “il ritiro va completato prima del 23 maggio, altrimenti rischiamo di dover fronteggiare incertezze giuridiche e difficoltà”.