Burundi. Alle presidenziali vince Evariste Ndayishimiye

di Alberto Galvi

Nella giornata di ieri la CENI (Independent National Electoral Commission) del Burundi ha dichiarato Evariste Ndayishimiye, candidato del partito al potere CNDD-FDD (National Council for the Defense of Democracy), vincitore delle elezioni presidenziali del Paese con il 68,72% dei voti.
Il leader del partito di opposizione CNL (National Congress for Liberty), Agathon Rwasa ha ricevuto circa il 24,19%, il resto dei voti sono stati suddivisi tra gli altri 5 candidati che sono: Gaston Sindimwo di UPRONA (Union for National Progress), Léonce Ngendakumana di FRODEBU (Front for Democracy in Burundi), Domitien Ndayizeye del Kira Burundi Coalition e altri 2 candidati indipendenti Dieudonné Nahimana e Francis Rohero.
Secondo i risultati parziali la vittoria di Evariste Ndayishimiye è stata ottenuta su tutto il territorio nazionale. Il neo presidente eletto infatti ha ottenuto nei 105 comuni in cui si è votato la maggioranza assoluta dei voti in 101 comuni, ottenendo in 66 comuni almeno il 70% dei voti e nei restanti 35 oltre il 50% dei voti. Nei 4 comuni in cui ha perso, non ha mai ottenuto meno del 43% dei voti.
Ricordiamo che Agathon Rwasa è il leader del CNL e ha già accusato il governo di brogli elettorali, ma che per il momento non farà nessuna protesta di piazza e che si accontenterà solo di fare un appello alla Corte costituzionale, senza tuttavia avere illusioni sul suo esito.
Per quanto riguarda Therence Manirambona, portavoce del CNL, ha dichiarato che il partito ha boicottato l’annuncio dei risultati a causa dei brogli elettorali avvenuti. Dopo una campagna elettorale segnata dalla violenza, le elezioni si sono svolte in modo tranquillo. Tuttavia, il CNL ha affermato che molti dei suoi funzionari sono stati arrestati e molestati.
La crisi politica del Burundi è iniziata nel 2015 quando Pierre Nkurunziza voleva candidarsi alla presidenza per un controverso terzo mandato.
Il Burundi è stato in seguito sanzionato per questa ragione da parte dei suoi principali finanziatori, come l’Unione europea ed in particolar modo dal Belgio e dalla Germania. Questa crisi politica ha costretto alla fuga più di 250 mila burundesi.
Quando Nkurunziza terminerà a fine agosto la sua presidenza, il neo eletto presidente Ndayishimiye presterà nello stesso periodo giuramento per un mandato di 7 anni.
Le elezioni del 20 maggio potrebbero essere considerate le prime davvero democratiche del Burundi nei suoi 58 anni di storia. Da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Belgio nel 1962, il Burundi ha visto un’ondata di violenza perpetrata dalla maggioranza etnica Hutu nei confronti della minoranza etnica Tutsi, che ha dominato il paese.
Questa è la prima volta in 15 anni che i burundesi si recano alle elezioni senza che il nome del presidente Pierre Nkurunziza sia nella lista dei candidati. Le elezioni in Burundi si sono svolte nonostante la pandemia di Covid-19, anche se il governo burundese non ha imposto alla popolazione alcuna restrizione negli spostamenti all’interno del paese, avendo riportato solo 42 contagi e 1 decesso.
La comunità internazionale sembra pronta ad accogliere il nuovo presidente burundese in quanto ha promesso di fare della ripresa economica del paese il suo cavallo di battaglia, visto che il paese africano è considerato uno dei paesi più poveri del mondo.