Carlo Panella: Colonia e le “porcate che i maschi facevano in Sicilia”

di C. Alessandro Mauceri –

panella carloNei giorni scorsi lo scrittore Carlo Panella, intervenendo al programma Uno Mattina sulla tv di Stato e parlando delle violenze nei confronti delle donne da parte di un gruppo di extracomunitari a Colonia la notte di Capodanno, ha parlato di “consuetudine storica”, di “nodo culturale e religioso” dei musulmani e ha paragonato i fatti di Colonia alle “porcate che i maschi facevano in Sicilia e che forse fanno ancora in Sicilia”.
Non si sa dove abbia preso queste informazioni l’esperto Panella, ma i dati riguardanti la violenza sulle donne nel mondo dicono esattamente il contrario. In Europa, secondo una ricerca dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali presentata al Parlamento di Bruxelles, i paesi in cui più frequentemente vengono esercitate violenze fisiche, sessuali o psicologiche (a soggetti al di sopra dei 15 anni) sono Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda, Francia e Regno Unito. Inutile dire che queste violenze, al contrario di quanto ha affermato Panella, non sono legate a “consuetudini storiche” o a spinte religiose né, tanto meno, alla religione islamica.
Se poi si allargano gli orizzonti a livello globale, ai primi posti si trova un altro paese “non islamico”, il Lesotho, nell’Africa del Sud. Ma il paese al primo posto per numero di violenze per numero di abitanti è la Svezia dove, secondo lo Swedish National Council for Crime Prevention, agenzia che opera sotto la vigilanza del ministero della Giustizia, sono decine di migliaia le donne svedesi che, ogni anno, denunciano di essere state violentate.
E anche in Germania casi analoghi a quelli che si sono verificati a Capodanno non sono una novità. Ogni anno, in occasione dell’Oktoberfest, non mancano i casi di violenze sessuali e gli stupri: “Il solo tragitto verso il bagno diventa una sfida. Uomini sconosciuti che cercano di abbracciarti, pacche sul sedere, tentativi di alzarti la gonna e una pinta versata di proposito nella scollatura sono il bilancio di soli 30 metri,” hanno detto Karoline Beisel e Beate Wild sulla Suddeutschen Zeitung nel 2011 (ovvero molto prima dei flussi di immigrati “islamici” degli ultimi mesi). E ancora, “Se reagisci in modo scontroso, ti danno della ‘troia’ o peggio”. Ad ogni Oktoberfest sono decine gli stupri che vengono denunciati, e se si dice che quelli non denunciati arrivino anche a 200 – secondo uno studio del 2004 -, 10mila donne tedesche sono state vittime di molestie e solo tra il cinque e l’otto percento di queste donne hanno denunciato i fatti alla polizia.
Fuori dall’Europa, negli ultimi anni, i casi di violenze di gruppo sono aumentati in paesi come la Cambogia o l’India. Ma anche in questi casi si tratta di paesi non “musulmani”. Attribuire i casi di violenza di Colonia ad una certa cultura o ad una fede religiosa è, quindi, statisticamente sbagliato.
L’unica giustificazione potrebbe venire dal fatto che nel rapporto del ministero dell’Interno della Renania Settentrionale-Vestfalia sono stati riportati i termini “taharrush gamea” o “al-taḥarrush al-jinsī”. Ma con il termine al-taḥarrush al-jinsīsono indicati molti tipi di “molestie sessuali”. Anche ciò che avviene durante l’Eid El Fitr, alla fine del Ramadan, quando in passato si sono verificati casi di molestie lungo le strade e atti di vera e propria violenza sessuale, ha una rilevanza relativa se paragonata a ciò che avviene in altri paesi “non musulmani”. Senza contare che questi casi di violenza, anche nel mondo musulmano, sono stati condannati dai vertici religiosi: “La morale sessuale islamica non ammette il concetto di sesso libero e violento”, ha detto recentemente Ahmed al-Tayeb, il grande imam del Consiglio musulmano degli anziani dell’Università di al-Azhar.
Quanto a paragonare simili comportamenti con le “porcate che i maschi facevano in Sicilia e che forse fanno ancora in Sicilia”, secondo l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, la percentuale maggiore di casi di donne che hanno subito violenza (e non solo come stupro, ma anche come tentato stupro o molestie di carattere sessuale, sia fisiche che verbali), avviene nel Lazio (il 26 per cento) seguita dalla provincia autonoma di Trento e dal Veneto. La Sicilia è (“solo” o “per fortuna” a seconda dei punti di vista) terzultima tra le regioni italiane, con il 16,8 per cento. Ben al di sotto anche della media nazionale che è del 21 per cento. Dati, questi, confermati anche lo studio dei Centri Antiviolenza di D.i.Re., l’associazione “Donne in Rete contro la violenza”: nel 2014 (ultimo dato disponibile), le denunce di violenze sono avvenute per più del 56 per cento al Nord d’Italia, per il 26 per cento al Centro e “solo” per il 18 per cento al Sud.
Quindi, secondo i numeri, queste forme di violenza non sono una peculiarità “siciliana” e a fare queste “porcate” non erano e non sono i siciliani.