Cina. Nel 2015 la crescita più lenta degli ultimi 25 anni

di Emanuel Garavello –

reminbi grandeNel 2015 l’economia cinese è cresciuta del 6,9 per cento, segnando il valore più basso degli ultimi 25 anni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale prevedono una crescita del 6,3 per l’anno in corso, e un’ulteriore diminuzione al 6 per cento nel 2017.
L’obiettivo fissato dai leader del PCC per il 2015, pari ad un aumento del pil del 7 per cento, viene disatteso in negativo dai dati rilasciati in giornata. Il risultato dell’esercizio 2015 si è rivelato il più basso dal 1990, quando le sanzioni internazionali imposte in seguito ai fatti di Tienanmen gravavano su un’economia cinese che sprofondava ad un tasso di crescita del 3,8 per cento. Quattro anni dopo il pil raggiunse un picco di +20 per cento, mantenendo una media del 10 per cento nelle due decadi successive.
Il dato trimestrale ottobre-dicembre 2015 è il più basso dalla crisi finanziaria globale del 2009, quando la crescita crollò ad un +6,1 per cento nel periodo gennaio-marzo.
Secondo alcuni osservatori i dati resi pubblici forniscono una visione più ottimistica rispetto a quella effettiva. Le stime sarebbero calcolate sulla base di campioni provenienti perlopiù da imprese di proprietà statale, lasciando presupporre un tasso di crescita reale più debole.
Con una crescita che si attesta pur sempre al di sopra dei livelli della maggior parte dei Paesi, l’economia cinese ha gradualmente rallentato negli ultimi 5 anni. Ciò coincide con il tentativo dei leader cinesi di trasformare un’economia basata su esportazioni e investimenti in un modello di crescita auto-sostenuta trainata dall’aumento dei consumi e dai servizi.
Il trend negativo darebbe ragione a quella fetta di esperti internazionali che criticano le decisioni di Pechino, sottolineando la necessità di concentrarsi sulla produttività al fine di mantenere i tassi di crescita elevati dimostrati in passato. Secondo l’economista John Zhu “l’attuale fase di sviluppo della Cina richiede un aumento degli investimenti, non una diminuzione, in modo che consumi e servizi possano aumentare in modo naturale nel tempo. Spingere prematuramente l’economia lungo questo percorso sarebbe pericoloso”.
Il crollo del mercato azionario cinese dell’ultimo anno ha minato la fiducia degli investitori di tutto il mondo, e i dati odierni non rappresentano in realtà una grossa sorpresa. La crescita degli investimenti in fabbriche, abitazioni e altri beni immobili è scesa al 12 per cento nel 2015: meno 2,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Le vendite al dettaglio dimostrano una crescita del 10,6 per cento, quando nel 2014 veniva registrato un +12 per cento. Il rallentamento rimane una costante in quasi tutti i settori dell’economia, ma i dati dimostrano pur sempre un Paese in crescita, anche se non ai livelli a cui Pechino ci ha abituati nell’ultimo quarto di secolo.