Ciad. Al via i negoziati tra governo militare, società civile, partiti di opposizione, sindacati e gruppi ribelli

di Alberto Galvi

Uno dei leader ribelli più importanti del Ciad, Timan Erdimi, è tornato nel paese dopo 17 anni di esilio, pochi giorni prima dell’inizio dei colloqui nazionali volti a preparare la strada alle elezioni, dopo che l’esercito ha preso il potere l’anno scorso.
Erdimi è il capo dell’UFR (Unione delle Forze di Resistenza), ha lasciato il Ciad nel 2005 e viveva in esilio in Qatar da almeno un decennio. Il suo gruppo armato aveva tentato di rovesciare suo zio, l’ex presidente del Ciad Idriss Deby, prima nel 2008 e di nuovo nel 2019. Un secondo leader ribelle Mahamat Nouri, capo dell’UFDD (Unione per la democrazia e lo sviluppo), sarebbe atterrato poco dopo Erdimi.
La scorsa settimana almeno 40 fazioni ribelli e di opposizione hanno firmato un patto di pace con le autorità di transizione del Ciad, accettando i colloqui tra i 1.400 delegati del governo militare, della società civile, dei partiti di opposizione, dei sindacati e dei gruppi ribelli, confronti che dovrebbero iniziare a breve.
Tuttavia due dei più grandi gruppi ribelli che si sono riuniti nel FACT (Fronte libico per il cambiamento e la concordia in Ciad), stanno boicottando il forum dei negoziati, innescando l’offensiva del 2021 nel Ciad nord-orientale che ha ucciso il leader di lunga data Idriss Deby Itno. Il FACT si è rifiutato di partecipare ai colloqui, affermando che i negoziatori non hanno ascoltato le richieste, e che il forum è politicamente parziale.
Idriss Deby Itno è stato ucciso mentre visitava le truppe in prima linea nell’aprile dello scorso anno e suo figlio, Mahamat Idriss Deby, è stato insediato dai militari come presidente ad interim del Ciad, e ha avviato colloqui con vari gruppi ribelli che da tempo sfidano il regime di suo padre. Quando ha preso il potere Mahamat Idriss Deby ha promesso entro 18 mesi di tenere il referendum e poi le elezioni.