Cina. Uiguri: almeno 630 imam arrestati dal 2014

di Mohamed Ben Abdallah

La Bbc ha diffuso oggi uno studio dell’Uyghur Human Rights Project il quale dimostrerebbe che dal 2014 ad oggi almeno 630 imam ed altri esponenti religiosi della comunità uigura dello Xinjiang sono stati tratti in arresto dalle autorità cinesi. Le accuse rivolte a loro sono state perlopiù quelle di “propaganda estremista”, “chiamata a raccolta di folla per disturbare l’ordine sociale” e “incitamento al separatismo”, ma quello che è certo è che negli ultimi tempi il governo centrale di Pechino ha intensificato la persecuzione nei confronti della minoranza islamica.
Gli uiguri rappresentano infatti un’etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, si tratta di circa 12 milioni di individui per i quali la comunità internazionale riconosce l’azione del Partito Comunista Cinese volta a cancellarne la cultura e a decimarne i ripresentanti ad esempio arrestandoli arbitrariamente e mettendoli in campi di rieducazione. Per il governo cinese si tratta di “istituti di trasformazione attraverso l’educazione” per prevenire il terrorismo, ma nel 2018 il quotidiano online Bitter Winter è riuscito ad impossessarsi di un filmato clandestino che mostra vere e proprie prigioni, e le testimonianze riportano di individui torturati.
Nel 2009 la manifestazione per due uiguri uccisi nello Xinjiang si era trasformata in scontri con la polizia che aveva portato a 148 morti, mentre i movimenti indipendentisti vengono identificati come terroristici, per quanto effettivamente solo il Movimento Islamico del Turkestan Orientale e l’Organizzazione di Liberazione del Turkestan Orientale abbiano effettivamente organizzato azioni violente contro obiettivi governatici e la minoranza Han. Da decenni quest’ultima viene inserita forzosamente nella regione per ottenere un depotenziamento della minoranza uigura.
Diversi studiosi ritengono che il governo centrale di Pechino sia in qualche modo preoccupato per il rinvigorimento del sentimento religioso nella regione, da qui gli arresti di esponenti ma anche di cittadini qualsiasi, spesso individuati dalle migliaia di telecamere a riconoscimento facciale piazzate ovunque.