Colombia. Paese diviso tra chi vuole il processo di pace e chi no

di Marco Fidel Medina Rodriguez –

santos farc grandeMEDELLÍN – Come ben sanno la comunità internazionale e il paese in generale, la questione del processo di pace in Colombia è ostacolato dalle polemiche e dalle manovre politiche da parte di coloro che a lungo non hanno creduto al processo di pace stesso.
Il processo di pace, in una società tanto complessa come quella colombiana, richiederà molto tempo per essere inteso come un bene per lo sviluppo e il futuro delle generazioni a venire, in un paese che, nonostante la sua doppia morale, vuole dimenticare il passato macchiato di sangue e intessuto di rancori personali.
La situazione politica in Colombia è divisa e vede da una parte il governo che vuole stringere gli accordi di pace, e dall’altra una percentuale non superiore di persone che non credono alle Farc-Ep; tuttavia non è una questione di credere o meno nel gruppo sovra menzionato, bensì di lavorare per i giovani di oggi e per un futuro dove non si dovrà più vivere lo stesso conflitto: per questo è ora il momento di firmare la pace. Lo Stato colombiano è una nazione che è riuscita a gestire le due mani nere delle Farc-Ep dell’AUC.
Entrambi i gruppi di insorti hanno ottenuto i loro rappresentanti nel governo, tra i sindaci, i governatori e i consiglieri, persone che in un modo o nell’altro hanno preso parte al conflitto armato, come tutti.
Infatti il conflitto armato non è solo dello Stato contro i gruppi a margine della legge, ma anche della gente in generale, che è complice di tutto, per il semplice motivo che gli interessi politici e del popolo male amministrato si basano sul piatto forte nazionale, fatto droga e dei relativi giri di denaro, un gioco che non perdona e non tralascia nessuno, dal momento che le radici del conflitto sono sia tra le élite che tra gli strati socio-economici con basso reddito.
Se i giri di droga e la corruzione non perdonano nessuno, sussiste comunque la necessità di arrivare ad una pace vivibile in Colombia, poiché era già in corso un processo con l’ELN, un altro gruppo le cui cellule sono apparentemente indebolite, ma che ancora esistono; l’ELN firmò un accordo di pace con il governo e ciò permise la sua partecipazione alla vita politica e democratica.
Le Farc-Ep stanno cercando di arrivare allo stesso trattamento.
Il paese è quindi diviso tra coloro che vogliono la pace e coloro che non la vogliono, che cascano in un conflitto mediatico-tecnologico: la comunicazione, i media, si presentano infatti davanti al processo di pace come una spada a doppio taglio, per cui pubblicano le notizie a seconda dei politici coinvolti, ed il popolo di medio-basso reddito riceve un’informazione manipolata. La gente comune non viene preparata al processo di pace dal giorno alla notte, bensì è necessario un ampio arco di tempo, per cui l’informazione manipolata non contribuisce a direttamente al processo di pace stesso.

Nella foto: Cuba, la stretta di mano tra le parti per il raggiungimento di uno step dell’accordo di pace.