di Giacomo Dolzani –
È stata emessa oggi la sentenza della corte di cassazione egiziana che annulla la pena capitale che era stata inflitta da un tribunale il 16 maggio 2015 all’ex presidente, Mohamed Morsi, nell’ambito del processo per l’evasione dal carcere di Wadi el-Natrun, avvenuta il 30 gennaio 2011.
In quell’occasione decine di membri dei Fratelli Musulmani, organizzazione di cui Morsi era il leader, riottennero la libertà e, dopo le elezioni del giugno 2012, salirono al potere in Egitto e vi rimasero fino al 3 luglio dell’anno successivo, quando un colpo di stato guidato dal generale Abdel Fattah al-Sisi rovesciò il governo islamista dei Fratelli Musulmani, i quali avevano tentato di trasformare l’Egitto in un paese basato sui principi della Sharia, instaurando un esecutivo laico.
La sentenza odierna, oltre a quella di Morsi, ha annullato le condanne a morte che pendevano sul altri 22 leader dell’organizzazione, ora fuori legge come tutti gli altri partiti di ispirazione religiosa.
