di Enrico Oliari –
Forse la premier finlandese Sanna Marin sperava che i festeggiamenti, ben propagandati sui media nazionali e occidentali, per il “sì” turco all’adesione del suo paese alla Nato avessero portato una valanga di voti. Più probabilmente alla maggior parte dei Finlandesi non è andata giù la perdita del tradizionale “non allineamento”, quella neutralità che ha permesso fino ad oggi di condividere senza problemi con la Russia i 1.340 km di confine, trasformato in una cortina di ferro dal governo di centrosinistra.
Così la socialdemocratica Sanna Marin è stata bastonata alle elezioni generali, arrivando terza con il 19,9% delle preferenze, cioè 43 seggi all’Eduskunta, il Parlamento finlandese. A vincere è stato il centrodestra dell’ex ministro delle Finanze Petteri Orpo (20,7%, 48 seggi), ma sopra i socialdemocratici si è piazzata anche l’estrema destra dei Veri Finlandesi della pasionaria Riikka Purra (20,1%, 46 seggi), anti-europeisti doc, anti-immigrati ecc.
La stampa occidentalista arriva ad escludere la questione Nato dal risultato elettorale (in caso di vittoria della Marin sarebbe stata enfatizzata), ed ha anzi sottolineato che tutti i partiti si sono dichiarati pro Nato. Ciò significa che agli elettori è rimasta poca scelta per esprimere il dissenso, da qui il voto all’estrema destra.
A bocce ferme (in realtà già da quando i sondaggi mostravano incertezza) l’accento è stato messo su altri temi, come il termine per l’azzeramento delle emissioni di carbonio, che il centrodestra vorrebbe far slittare dal 2023 al 2050, l’aumento del debito pubblico, l’istruzione, l’immigrazione e lo Stato sociale.