G20. Un’ultima vittoria (in grande stile) di Angela Merkel: la ripresa del dialogo per il Jpcoa

di Enrico Oliari

Il presidente Usa Joe Biden ha affermato, rispondendo alla domanda di un giornalista, che è prevista la ripresa del dialogo con l’Iran sul nucleare. Della cosa se ne è parlato a margine del G20 in un incontro di Biden con il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Boris Johnson e la cancelliera tedesca Angela Merkel, questa ormai partecipante ad uno dei suoi ultimi appuntamenti di alto profilo.
Mancavano i rappresentanti di Russia e Cina per comporre il “5+1”, l’organo che aveva dato vita al Jpcoa, ovvero all’accordo sul nucleare iraniano sospeso con il ritiro degli Usa nel 2019. La decisione di Donald Trump, che aveva reintrodotto pesanti sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica obbligando anche gli alleati ad interrompere i rapporti commerciali, aveva portato la Repubblica Islamica dell’Iran ad arricchire l’uranio oltre il limite consentito e a riavviare la ricerca per scopi militari. La crisi si era accentuata ai primi di gennaio, quando in un attacco con droni su Baghdad gli statunitensi avevano ucciso il noto generale dei Pasdaran Qassem Soleimani ed esponenti delle milizie sciite irachene: Teheran aveva annunciato l’uscita dall’accordo sul nucleare e soprattutto la ripresa dell’arricchimento dell’uranio “senza restrizioni, in base alle nostre esigenze tecniche”.
I quattro hanno sottolineato oggi che permane “preoccupazione viva e crescente” per lo sviluppo del nucleare iraniano, e si sono detti “convinti che sia ancora possibile raggiungere in tempi brevi, e attuare, un accordo per tornare al rispetto del Jcpoa”. Si punterebbe così a riprendere il dialogo perché in Iran, dove a Busher è attiva da decenni una centrale nucleare, la ricerca sia contenuta scopi esclusivamente civili e non militari. Da notare che prima della rottura dell’accordo da parte di Trump l’Aiea, l’Agenzia atomica dell’Onu, aveva certificato il rispetto pedissequo degli iraniani del Jpcoa.
Immediatamente dopo la sconfitta elettorale di Trump è stata la cancelliera Merkel a spingere per la ripresa del Jpcoa (Joint Comprehensive Plan of Action), affermando nell’occasione che “Adesso dobbiamo fare attenzione a che non sorgano problematiche su chi fa il primo passo”, e che “Tutti concordano sul fatto che questo accordo dovrebbe avere un’altra chance”.
Il tempo stringe, sia perchè in Iran la ricerca procede senza sosta, fattore questo che viene utilizzato anche come elemento di pressione, sia perché il nuovo presidente del paese è il conservatore Ebrahim Raisi, e non più il mite e moderato Hassan Rohan. Ed anche in Israele l’aria è cambiata, dopo la sconfitta elettorale del fuocoso Benjamin Netanyau.
Qualche segnale di distensione si è comunque visto in questi giorni, nonostante l’introduzione di nuove sanzioni verso l’Iran da parte degli Usa per il programma sui droni: dopo quattro mesi di assenza gli sherpa iraniani sono tornati a Vienna, alla sede dell’Aiea, per studiare la ripresa del dialogo, segno che anche nella Repubblica degli ayatollah c’è interesse a chiudere la questione, anche perché la crisi economica, la pandemia da Covid-19 e le sanzioni stanno letteralmente strangolando il paese. Difatti il caponegoziatore iraniano Ali Bagheri Kani ha affermato a termine di un incontro con la controparte europea Enrique Mora, ha affermato che l’incontro è stato “serio e costruttivo”, e che “i negoziati verranno avviati entro la fine di novembre”.
Merkel, che è stata la prima a volere la ripresa del dialogo con gli iraniani, lascia il G20 con un’ultima (sua) vittoria.