Gaza. Passa all’Onu la mozione sulla tregua. L’Italia “grigiamente” si astiene

di Enrico Oliari

Nonostante l’altissimo numero di morti fra i civili, 7mila secondo il ministero della Sanità di Gaza di cui 2mila bambini, Israele continua a bombardare la Striscia, e fonti dell’esercito hanno affermato che unità sono già entrate nel territorio palestinese governato da Hamas. Il premier Bejamin Netanyahu ha affermato che “continueremo fino a quando non avremo portato a casa i 229 ostaggi” e inferto un colpo definitivo ad Hamas, ma è palese che se il governo di Tel Aviv e i suoi alleati accusano il partito di Gaza di terrorismo, l’eccidio in corso dimostra che Israele non si sta comportando da meno.
E così risulta debole, debolissima, la giustificazione dell’ambasciatore italiano Maurizio Massari e del governo italiano in merito alla grigia astensione all’Assemblea generale dell’Onu: la mozione, presentata dalla Giordania a nome dei paesi arabi e sostenuta da Russia, Bolivia, Corea del Nord e Venezuela, chiedeva la tregua immediata, ma l’assenza di una condanna esplicita all’offensiva del 7 ottobre dei miliziani di Hamas ha spinto l’Italia ad un voto neutrale, che però sa di appoggio pieno a Israele e a quel “diritto di difendersi”, che al momento ha ucciso sotto i bombardamenti 7mila persone.
Per Massari nella mozione è mancata “la condanna chiara degli attacchi di Hamas a Israele”, “il riconoscimento del diritto a difendersi di ogni Stato sotto attacco” e “l’imperativo umanitario al rilascio immediato e senza condizioni di tutti gli ostaggi presi il 7 ottobre”, per quanto lo stesso segretario generale dell’Onu Guterres avesse accennato nei giorni scorsi al fatto che l’attacco di Hamas non fosse nato dal nulla.
La mozione, non vincolante, è comunque passata con 120 voti a favore tra cui quelli delle più coraggiose Francia e Spagna, gli astenuti sono stati 45 e i contrari 14, tra cui Usa e Israele.
Infuriato il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, il quale ha definito la mozione uno “spregevole appello per un cessate-il-fuoco”, in quanto “Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis”.
A Massari non è rimasto altro che ribadire l’aria fritta, cioè la richiesta di far entrare gli aiuti umanitari ai palestinesi della Striscia e che il conflitto non si allarghi, aggiungendo che “il popolo palestinese ha diritto ad essere uno stato autonomo e libero” (si badi, non ha non ha usato il termine “indipendente”) “così come Israele ha pieno diritto di esistere”.
La realtà vede tuttavia sia Israele che Hamas respingere l’idea dei “due Stati”, con il primo che ha interesse ad espandersi il più possibile a danno dei palestinesi, tanto che già nel 2019 Netanyahu aveva parlato di un piano di annessione della valle del Giordano, e il secondo che ha nel proprio statuto la scomparsa di Israele, costi quel che costi.
Vi è poi il completo disinteresse del governo israeliano a qualsiasi soluzione di convivenza, basti pensare che nel 2018 proprio Benjamin Netanyahu ha fatto passare la definizione del paese come “Stato ebraico”, in evidente dispregio verso le popolazioni arabe e chiudendo la strada alla parità etnica.