Gb. Dopo l’ondata di dimissioni dei ministri Johnson lascia

Lo ha annunciato la Bbc. In 53 fra ministri e sottosegretari si sono ritirati in 24 ore.

di Elisabetta Corsi

Il premier britannico Boris Johnson è giunto al capolinea. I suoi ministri lo hanno infatti lasciato solo con il cerino in mano, e dopo il terremoto di ieri a rassegnare le dimissioni sono stati questa mattina il ministro per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, quello del Tesoro Helen Whately, quello delle Pensioni Guy Opperman, della Sicurezza Damian Hinds e della Scienza George Freeman. E’ salito così a 53 il numero dei ministri e dei sottosegretari dimessisi per la leggerezza dimostrata dello scapigliato di Downing Street, che a quanto pare esce è capacissimo di infilare uno scandalo dopo l’altro. Tuttavia che l’aria tirava male per Johnson si era già visto ieri con defezioni importanti come quelle del ministro della Salute, Saijd Javid, e del cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Rishi Sunak.
Fino a poco fa Johnson aveva ribadito l’intenzione di rimanere in carica, forte dei milioni di voti e perché “il paese ha questioni importanti e non si può lasciare proprio adesso”, ma questa mattina la Bbc ha reso noto che il premier britannico è ormai pronto a dimettersi, e che il nuovo capo di gabinetto dovrebbe assumere il potere in autunno.
A pesare su Johnson vi sono inconvenienti non da poco per l’aplomb britannico e che accomunano le motivazioni delle le dimissioni scritte dei 53 ammutinati, a cominciare dai party dati a Downing Street in pieno lockdown per arrivare al caso di Chris Pincher, vice coordinatore dei Tory e reo di palpeggiamenti e avances sgradite nei confronti di numerosi giovani colleghi e assistenti. Johnson era da anni al corrente dell’atteggiamento sconveniente di Pincher, ma ha sempre negato la cosa fino ad arrivare a una protezione evidentemente artificiosa.
Era tuttavia da tempo che ministri, sottosegretari ed esponenti del partito conservatore chiedevano a Johnson di dimettersi, compreso Michael Gove, il braccio destro di Johnson cacciato per aver intimato a Boris Johnson “di smontare le tende e dimettersi”.
Johnson invece no: ha sempre detto di voler tenere duro, di essere intenzionato a rimanere. Fino a quando è stato il suo stesso governo a togliergli la terra sotto i piedi.