Gb. Le università rifiutano l’iscrizione di alcuni studenti stranieri ”a rischio”

di Michele Convertino –

ellewood tobiasEDIMBURGO. Una notizia apparsa su Sun on Sunday, poi rimbalzata su The Independent, rende noto che 739 richieste di studi da parte di potenziali studenti provenienti dalle regioni del Medio Oriente sono state scartate nell’ambito dell’Academic Technology Approval Scheme (Atas). Le materie di studio a cui gli studenti avevano inviato il modulo di richiesta erano tutte appartenenti a corsi specialistici sull’energia nucleare. La motivazione principale, si legge, “è prevenire un possibile flusso di conoscenze approfondite sul nucleare per quegli studenti che a fine corso, sarebbero tornati nel proprio paese di provenienza”.
In un Regno Unito alquanto scosso dal caso delle giovani ragazze recatesi in Turchia per poi unirsi allo Stato Islamico, il timore è che possa sussistere la possibilità che studenti stranieri che abbiano conseguito lauree o completato dottorati nelle migliori università britanniche possano poi fare ritorno a casa con conoscenze avanzate, sufficienti a sviluppare altrove armi biologiche e nucleari.
Questo sistema di prevenzione, che ovviamente richiama più attenzioni da quando l’Isis occupa i notiziari e le prime pagine in maniera costante, ha in realtà origine nel relativamente lontano 2007.
In Parlamento la questione ha dato origine ad alcune polemiche. Se qualche membro dalla House of Lords ha criticato aspramente la decisione parlando di un possibile danno al sistema universitario nazionale, famoso per l’accoglienza di studenti stranieri meritevoli, altri come il parlamentare Sir John Stanley, a capo della Commissione sul controllo dell’esportazione di armi, ha richiesto un inasprimento delle misure a carico di studenti d’origine straniera ma con passaporto britannico, un’idea abbastanza orwelliana.
E’ lo stesso ministro incaricato per gli Affari Esteri per il Commonwealth, Tobias Ellwood, a capo dell’Atas, che richiama ad un certo equilibrio sulla questione. Infatti è l’ufficio del ministro che ha pubblicato il numero totale di richieste ricevute, circa 20 mila, di cui 739 sono state quelle rimandate al mittente. Se le polemiche ci mostrano come i timori reali o meno su questi specifici ambiti metta contro i parlamentari, è proprio il controllo da parte del suddetto ministero che in apparenza non è ben connesso con il sistema per il rilascio del visto per quegli studenti che provengono da paesi definiti a rischio. Infatti è facile leggere sul sito del governo che fra i requisiti per il rilascio del visto “ci sia una visibile intenzione di ritorno nel proprio Paese al completamento degli studi”. Insomma anche la certezza che in Regno Unito non ci siano leggi in contrasto fra loro a volte vacilla.

Nella foto: il ministro incaricato per gli Affari Esteri per il CommonwealthTobias Ellwood.