Gibuti. Prospettive di sviluppo grazie agli investimenti cinesi

di Valentino De Bernardis –

Guelleh Omar ismailIl 2015 si sta rivelando un anno ricco di interessanti sviluppi economici e commerciali per il piccolo stato del Corno d’Africa, il Gibuti. In linea con quanto promesso negli ultimi due anni, il tandem formato dal presidente della repubblica Ismail Omar Guelleh e dal primo ministro Abdoulkader Kamil Mohamed continua a conseguire importanti successi, in linea con l’obiettivo di far diventare Gibuti un paese a medio reddito, nell’ambito del progetto Djibouti Vison 2035, redatto sotto l’egida della Banca Mondiale.
L’ultimo traguardo raggiunto in ordine cronologico riguarda la firma, lo scorso 24 marzo, tra il presidente dell’autorità della zona di libero scambio di Gibuti, Aboubaker Omar Hadi, e l’amministratore delegato del China Merchants Group (CMG), Li Xiaopeng. Evento di portata storica per lo sviluppo economico gibutino, come testimoniato dalla presenza dei rappresentanti dell’esecutivo locale e dell’ambasciatore cinese Fu Huaquiang.
I punti chiavi dell’accordo prevedono nello specifico la creazione di una zona di libero scambio di 48,2 km quadrati (di cui 32,8 km quadrati sulla terra ferma e 15,4 km in mare), con la conseguente costruzione di una zona franca industriale e di un cantiere navale, un’autostrada, l’allargamento del porto di Dolareh attualmente congestionato e il rafforzamento delle infrastrutture del vecchio porto di Djibouti. La realizzazione è prevista in un arco di tempo di dieci anni, con un totale di investimenti pari a circa 7 miliardi di euro, e porterà all’occupazione (secondo stime rilasciate dal presidente Guelleh) di 270mila lavoratori.
L’accordo tra la CMG e le istituzione africane si colloca in un quadro più ampio di collaborazione, che risale alla firma del trattato del gennaio 2013 per la costruzione di un porto polifunzionale a Dolareh e di un porto a Damejog, attualmente entrambi in fase di realizzazione, che colloca il China Marchand Group al primo posto tra i partner economici di Gibuti.
L’intenzione di Gibuti a divenire un importante hub commerciale regionale, fa sì che la politica di adeguamento delle infrastrutture gibotine non si limiti solamente al campo marittimo. A gennaio 2015 sono difatti iniziati i lavori per la costruzione del nuovo aeroporto internazionale ad Ali-Sabieh (a circa 25 km a sud della capitale) per potenziare i servizi di cargo e di un secondo aeroporto nel nord nei pressi delle isole Seven Brothers (mentre il vecchio aeroporto sarà utilizzato per i soli fini militari), per un costo stimato di 599 milioni di dollari investiti principalmente dalla China Civil Engineering Construction Corporation (CCECC).
I fattori che hanno contribuito al rilancio di Gibuti in ambito geopolitico ed internazionale sono sia endogeni che esogeni alla nazione, e nello specifico:

Maggiore stabilità politica interna. A fine dicembre 2014 la coalizione di governo, guidata dal Rassemblement populaire pour le Progrès del presidente Guelleh, è riuscita a riaprire un dialogo con i membri dell’opposizione radunati attorno al l’Union Pour le Salut National, dopo che questi erano stati interrotti dopo le contestate elezioni di febbraio 2013.

Alleanza strategica con l’Etiopia. L’intensificarsi di rapporti politici ed economici a tutti i livelli tra i due vicini (Gibuti rappresenta al momento l’unico sbocco al mare dell’Etiopia) si sono tradotti nella firma di molteplici accordi di sviluppo, spesso sponsorizzati da consistenti investimenti cinesi, come ad esempio ricostruzione della nuova linea ferroviaria Addis Abeba-Gibuti, per un costo di 4 miliardi di dollari, investiti dalla CCECC e dal China Railway Engineering Corporation (CREC).

Geopolitica regionale. Gibuti si trova nella confluenza di importanti rotte commerciali che collegano l’Africa orientale con Asia e Europa, e data la perenne crisi istituzionale e statuaria dei suoi vicini (Somalia, Eritrea e in ultimo Yemen), rappresenta l’unico partner di sicura affidabilità con sbocco sul mare. Non a caso i suoi confini ospitano l’unica base militare statunitense in Africa.
Data una tale convergenza positiva di eventi e situazioni di fatto, la possibilità di trovarsi di fronte alla nascita di una Dubai africana si potrebbe presto concretizzare in una florida realtà.

Nella foto: il presidente di Gibuti Ismail Omar Guelleh

@debernardisv