GLOBAL SOLUTIONS SUMMIT 2021: UN RICHIAMO FORTE AD UN “NUOVO” MULTILATERALISMO, PER LE SFIDE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E SULLE DISEGUAGLIANZE GLOBALI

Il ruolo dell’Italia nell’UE e negli scenari internazionali. Gli appuntamenti in Italia per la Pre-COP26

di Maurizio Delli Santi * –

È probabile che non si riesca ancora a cogliere l’importanza di ciò che l’Italia sta vivendo in questi giorni sugli scenari della politica estera in termini di autorevolezza e credibilità. Il turno annuale della Presidenza italiana del G20 non poteva capitare in un momento più favorevole per promuovere – perché no? – una leadership italiana. Per troppo tempo il nostro Paese, preso dalle criticità della politica interna, si è presentato di fronte alla comunità internazionale con un deficit di rappresentatività, specie in rapporto con la rilevanza dell’asse franco-tedesco.
Vanno colti dunque con grande attenzione gli ultimi segnali che vedono l’Italia sempre più protagonista negli incontri internazionali, in cui finalmente i temi appaiono affrontati con equilibrio e nel rispetto delle posizioni altrui, ma anche andando al nodo dei problemi con capacità assertive e chiarezza d’intenti nel tracciare una linea. È stato così al Gobal Health Summit del 21 e 22 maggio u.s., dove la Presidenza italiana del G20 è stata netta nel sostenere una “vaccinazione globale, equa, sostenibile ed efficace” e la “sospensione dei brevetti” sui vaccini Covid-19, in un quadro di ampio sostegno finanziario e di trasferimenti di tecnologie e know out in favore dei PVS (v.notiziegeopolitiche.net del 22 maggio u.s.).
Ed ora altrettanto significativo è stato il ruolo dell’Italia svolto a Berlino il 28 maggio alla conclusione dei lavori del Global Solutions Summit, il forum che vede il momento d’incontro tra le rappresentanze istituzionali del G20 e il Think20 (T20), Think20 Engagement Group. Il T20 è la rete di ricerca e consulenza politica delle 20 più grandi economie del mondo, indipendente dai governi nazionali, che comprende prestigiosi think tank e accademie della comunità internazionale, che si riunisce per generare proposte concrete sui temi globali all’attenzione della comunità internazionale.
Al Global Solutions Summit anche stavolta si è parlato di pandemia e salute globale, riprendendo nella sostanza la linea del Global Health. Ma si è parlato anche di altri due temi, peraltro strettamente connessi tra loro, che rappresentano ormai i principali argomenti su cui sarà necessario far convergere con tempestività linee d’azione concrete degli Stati: si tratta delle sfide epocali del cambiamento climatico e delle diseguaglianze globali.
Sulle scelte per il cambiamento climatico il 2021 rappresenterà un momento cruciale: dall’1 al 12 novembre a Glasgow si svolgerà la 26^ Conferenza delle Parti (COP26) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC), dove si ritornerà a parlare degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E l’Italia, che con il Regno Unito avrà la Co-Presidenza della COP26, sta organizzando l’evento preparatorio “Pre-COP26”, che si terrà a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre 2021. In tale contesto è anche previsto un evento dedicato alle giovani generazioni, lo “Youth4Climate: Driving Ambition”, che si svolgerà dal 28 al 30 settembre a Milano e potrebbe portare a una Dichiarazione finale che sarà presentata alla Pre-COP26. Ma un altro appuntamento importante si svolgerà sempre a Milano il 7-8 ottobre 2021, stavolta più specificamente dedicato, come è giusto che fosse, ai temi ambientali e climatici per il continente africano, “Incontri con l’Africa”.
La scelta di incentrare due appuntamenti che precedono la COP26 sui Giovani e sull’Africa è una rappresentazione efficace di come l’Italia possa muoversi con lungimirante sensibilità di fronte alla comunità internazionale, esprimendo dunque una visione capace di attrarre il consenso di altri protagonisti.
Quella dello “Youth4Climate: Driving Ambition” appare poi una scelta quanto mai opportuna se si considera che recentemente la Corte di Karlshure, la Corte Federale Costituzionale tedesca, proprio in nome del “diritto delle giovani generazioni” ha dichiarato incostituzionale il “Klimatacket” ritenendolo non adeguato rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni posti dall’Accordo di Parigi (“Leggi sul clima: il diritto delle future generazioni”, 16/5/2021 Altalex). L’Accordo di Parigi – collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Convenzione sul clima, UNFCCC, nota come Accordi di Rio) – è il trattato internazionale vincolante sul cambiamento climatico adottato da 196 parti, tra cui l’UE e gli Stati membri, alla Conferenza di Parigi il 12 dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016 (l’Italia ha ratificato l’accordo con L. 4 novembre 2016, n. 204, e le principali misure di attuazione trovano riscontro nel PNIEC Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima https://www.mise.gov.it). Il trattato ha come obiettivo quello di limitare l’aumento del riscaldamento medio globale ben al di sotto dei 2° Celsius e preferibilmente a 1,5 ° C al di sopra dei livelli preindustriali, ponendo in pratica l’obiettivo di “emissioni zero” entro il 2050.
Rispetto a questo obiettivo, la Presidenza italiana del G20 per voce del Presidente Draghi ha espresso una linea ben definita: “Abbiamo due obiettivi. Il primo è impegnarsi a raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni sufficientemente ambiziosi, limitare il surriscaldamento globale non oltre 1,5 gradi e raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050. Il secondo è mitigare i potenziali danni. Dobbiamo rafforzare le misure di contenimento, accelerando l’eliminazione graduale del carbone. E garantire un maggiore afflusso di capitali pubblici e privati verso iniziative legate al clima”.
D’altro canto il Presidente Draghi era stato già chiaro al Leaders Summit on Climate organizzato dalla Presidenza Biden il 23 aprile, ove aveva indicato: “Con l’Accordo di Parigi, ci siamo impegnati a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli dell’era preindustriale. Ma le azioni che abbiamo intrapreso da allora si sono rivelate insufficienti. Con le attuali politiche siamo sul punto di raggiungere i 3 gradi di riscaldamento globale. Dobbiamo invertire la rotta e dobbiamo farlo presto”. E aveva aggiunto a proposito degli impegni nel G20: “I paesi del G20 generano il 75 % delle emissioni globali. Abbiamo dunque una responsabilità particolare nel garantire il conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. In quella circostanza aveva quindi evidenziato la rilevanza del Next Generation EU, il piano comune europeo di 750 miliardi di euro, di cui uno degli obiettivi è sostenere la transizione ecologica in Europa e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E l’Italia ha dato l’esempio – aveva sostanzialmente indicato Draghi – prevedendo per circa il 10% delle risorse previste dal piano, cioè per quasi 70 miliardi di euro, la destinazione in investimenti per le infrastrutture verdi, l’economia circolare e la mobilità sostenibile.
Sul tema delle diseguaglianze globali il Premier Draghi ha sottolineato che le crisi sanitarie e climatiche rischiano di aggravare le disparità già esistenti. Ha tenuto quindi ad evidenziare che se la pandemia ha contribuito a portare almeno 88 milioni di persone in condizioni di povertà estrema nel 2020, sulla base di analisi della Banca Mondiale il cambiamento climatico potrebbe spingere ancora alla povertà altri 132 milioni di persone nel prossimo decennio. E ha aggiunto: “Questi effetti sono asimmetrici soprattutto nei confronti dei lavoratori più giovani e delle donne. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che lo shock pandemico ha colpito più duramente i giovani e nei mercati emergenti si è registrato un aumento maggiore della disoccupazione femminile e un calo maggiore della partecipazione delle donne rispetto agli uomini”. E da qui la proposta concreta della Presidenza italiana del G20: il Fondo Monetario Internazionale dovrà emettere nuovi Diritti Speciali di Prelievo (nota: le unità di conto del FMI adoperati per finanziare le operazioni in sostegno di Paesi in crisi) e trasferire quelli esistenti per aiutare i Paesi bisognosi, mentre le Banche multilaterali di sviluppo dovranno potenziare le loro iniziative di “finanziamento netto”.
Su questi aspetti il segnale lanciato alle grandi economie è stato dunque evidente, anche se non esplicitamente espresso. Si legge bene tra le righe il monito del Premier italiano: se non si interviene sui rischi del cambiamento climatico, con una decisa transizione ecologica, e sulla progressione delle diseguaglianze globali, con una altrettanto ferma politica inclusiva per le popolazioni bisognose, sarà inevitabile l’effetto boomerang sulle nostre società: in termini di nuove ondate migratorie, nuovi rischi per la salute e l’ambiente, insicurezza politica ed economica, conflittualità sociale e instabilità generale.
Ma negli interventi enunciati al Global Solutions Summit 2021 c’è stato un tema di fondo che la Presidenza Italiana del G20 ha ben evocato in vari passaggi come elemento decisivo per affrontare i problemi globali: c’è bisogno di un nuovo multilateralismo.
Il Presidente Draghi ha dichiarato: «Il multilateralismo sta ritornando. La crisi sanitaria ci ha insegnato che è impossibile affrontare i problemi globali con soluzioni interne. Lo stesso vale per le altre sfide determinanti dei nostri tempi: il cambiamento climatico e le disuguaglianze globali. Come quest’anno alla Presidenza del G20, l’Italia è determinata a guidare il cambiamento di paradigma. Il mondo ha bisogno del mondo intero, non di un insieme di singoli stati».
Un punto deve essere però chiaro. Anche se non è stato esplicitamente detto, il concetto lo si può evincere dal contesto generale e dagli interventi già fatti in altre occasioni e anche nei discorsi di Berlino: dovrà trattarsi di un nuovo multilateralismo, non più incentrato sulla polarizzazione di un gruppo di paesi, in specie occidentali, intorno alla leadership degli Stati Uniti. Beninteso, l’Italia continua a sostenere l’importanza della affermazione dei diritti umani, la sua “fedeltà atlantica” e quindi a riconoscere la priorità di una stretta vicinanza delle democrazie occidentali, ma ammette che non è realistico pensare di costruire un “blocco delle democrazie” che porterebbe a inevitabili contrapposizioni e quindi all’esasperazione della crisi della governance globale. E di questa crisi, gli effetti più deleteri si sono visti non solo nella mancanza di una adeguata gestione della recente pandemia, ma da troppo tempo anche nell’incapacità di affermare la deterrenza del diritto internazionale. Ne sono stati ultimi esempi l’escalation della crisi israelo-palestinese e l’emblematico dirottamento di un volo internazionale per l’arresto di un dissidente ad opera di uno Stato come la Bielorussia, che si vuole aderente al sistema delle Nazioni Unite e dell’OSCE.
Così parlando di problemi concreti come salute globale, cambiamenti climatici e diseguaglianze globali, il nuovo multilateralismo dovrà essere il più inclusivo possibile. Ed è in questo senso il chiaro riferimento diretto alla Cina cui il Presidente Draghi non si è voluto sottrarre: “Le molte sfide richiedono tutte terreno comune e impegno. La Cina conta per il 17% del Pil globale ma anche il 30% delle emissioni di gas. Serve preservare uno spazio di dialogo e cooperazione basato sulla condivisione di regole globali comuni, senza fare passi indietro sui nostri valori democratici”. Ed invero, secondo diversi analisti la Cina sembra aver dato segnali di cambiamento già annunciando di raggiungere la carbon-neutrality entro il 2060. Quanto agli Stati Uniti è noto che il Presidente Biden ha voluto la revoca del ritiro americano all’Accordo di Parigi, proprio come primo atto di definitiva rinuncia al sovranismo trumpiano.
Siamo quindi di fronte a un nuovo multilateralismo in cui l’Unione Europea potrà esprimere maggiore forza e rappresentatività nel proporsi protagonista nella riapertura del dialogo internazionale, ove potranno avere peso le grandi e medie potenze, ma anche attori più modesti e i PVS (sull’idea di un “microlateralismo” v. notiziegeopolitiche.net dell’8 maggio 2021).
In questo rilancio dell’Unione Europea nel nuovo multilateralismo bisognerà avere la consapevolezza ma anche la responsabilità che l’Italia ha la capacità di svolgere un ruolo di equilibrata ricomposizione delle polarizzazioni, divenendo anch’essa partecipe di un asse franco-tedesco, ma senza logiche escludenti. E la migliore conferma della percezione di questa ritrovata rilevanza ci viene proprio da Berlino, dove le parole della Premier Merkel sono state eloquenti: “Con il vertice di venerdì scorso a Roma l’Italia ha mostrato che il G20 è pronto a lavorare insieme sui temi globali. Voglio dare tutto il mio sostegno all’Italia per un vertice di successo e per la sua leadership”.

* Membro dell’International Law Association, dell’Associazione Italiana Giuristi Europei e dell’Associazione Italiana di Sociologia.