Grecia. Il laboratorio liberista

di Antonio Carbonelli * –

Nel primo articolo che ho scritto per questa rivista, ormai quattro anni fa, davo conto del fatto che, in modo per qualche aspetto analogo a quanto era accaduto in Germania nel 1932, dopo che il governo Tsipras aveva tradito la fiducia che gli elettori gli avevano dato per ben tre volte nel 2015, diveniva capo del governo Mitsotakis, descritto dagli organi di stampa come un convinto liberista, formatosi a Harvard e Stanford, dopo aver promesso di rilanciare l’economia attraverso il taglio delle tasse e lo snellimento della burocrazia, secondo un modello che potrebbe impattare su sanità, scuola e pubblica amministrazione.
E rilevavo che la teologia economica liberista, teorizzata da Mises nel 1922 e da Hayek nel 1960, e propugnata oggi dalla Mont Pèlerin Society e dalle istituzioni che ad essa si collegano, si traduce essenzialmente in tre fattori di diseguaglianza patrimoniale, persino sorprendenti, nella loro semplicità: a) distruzione del diritto del lavoro e del sindacato, per ridurre il più possibile la remunerazione del lavoro, a vantaggio dei profitti – b) distruzione graduale e progressiva di scuola, sanità e pensioni pubbliche, per ridurre il più possibile la tassazione a chi ha di più. Chi ci guadagna? Chi va a pagare meno tasse. Chi ci perde? Chi non si può permettere una scuola privata per i figli, una sanità privata per le malattie, una rendita privata per la vecchiaia – c) distruzione del diritto e dello stato, c.d. deregulation, a livello sia nazionale, sia internazionale, in tutto ciò che impedisce al pesce più grosso di divorare il pesce più piccolo.
In questi giorni, gli organi di stampa danno conto del fatto che Alexis Tsipras ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di segretario del partito di Syriza, dopo la netta sconfitta registrata dal principale partito della sinistra alle elezioni parlamentari del 25 giugno, in cui Syriza ha ottenuto il 17% dei voti. E che il Partito Nea Dimokratia di Mitsotakis ha ottenuto invece il 40,52% dei voti e 158 dei 300 seggi di cui è composto il Parlamento, centrando l’obiettivo della maggioranza assoluta.
I cittadini chiamati alle urne hanno confermato il verdetto già emesso nelle elezioni del 21 maggio, quando i conservatori avevano vinto con il 40% dei voti, doppiando il partito di Syriza, fermo al 20: ma un mese prima il voto si era tenuto con un sistema elettorale diverso, un proporzionale puro che aveva fatto mancare, per pochi seggi, la maggioranza assoluta ai conservatori. Così Mitsotakis – contando sul premio di maggioranza per il primo partito previsto dalla nuova legge elettorale da lui stesso approvata – aveva deciso di non intraprendere i colloqui per formare una coalizione e aveva aperto la strada al ritorno alle urne. Una scommessa che alla fine lo ha premiato, nonostante l’affluenza sia crollata rispetto a maggio. 
Le grandi riforme procederanno con rapidità, ha annunciato Mitsotakis, appena appreso il risultato del voto: e nel linguaggio liberista, riforme significa sempre e soltanto prosecuzione del cammino di attuazione del disegno liberista.
Ma ancora più significativa è la dichiarazione dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis: La cosa peggiore è il canto funebre della sinistra, che non è riuscita a impedire la trasformazione della rabbia in una corrente di estrema destra.
Bel risultato, dunque. E il laboratorio greco è suscettibile di forza espansiva: Noam Chomsky ha rilevato ripetutamente che negli USA la rabbia dei ceti medi e bassi ha portato, e continua a portare, voti al GOP (great old party) di Trump, per l’assenza di politiche in loro favore da parte dei DEM (democrats).
Ma una combinazione tra un premio di maggioranza, una maggioranza assoluta dei seggi in parlamento a un solo partito, partiti moderati che non sanno far fronte ai fattori di diseguaglianza patrimoniale e malcontento popolare riversato a favore di partiti di destra è suscettibile di spianare la strada, prima o poi, alle riforme del liberismo anche in altri paesi d’Europa.

* Avvocato giuslavorista e filosofo a Brescia.