Guinea. Il presidente Alpha Condé ha giurato per il suo terzo mandato

di Alberto Galvi

Il presidente guineano Alpha Condé del partito RPG-Arc-en-ciel (Rassemblement du People Guinéen) ha prestato giuramento per un controverso terzo mandato a seguito di elezioni che sono state segnate dalla violenza. Tra gli ospiti della cerimonia a Conakry c’erano undici capi di Stato africani, nonché rappresentanti delle Nazioni Unite, del blocco regionale ECOWAS (Economic Community of West African States) e della Francia. Il prossimo mandato di Condé inizierà ufficialmente il 21 dicembre.
Con la fine della dittatura militare Condé è diventato nel 2010 il primo presidente democraticamente eletto del Paese e ha vinto la rielezione nel 2015, ma con il progredire del suo secondo mandato i critici lo hanno accusato di reprimere il dissenso e di cercare di sovvertire i limiti costituzionali al mandato presidenziale. Inoltre non è riuscito a migliorare la vita dei guineani, la cui maggioranza vive in povertà, nonostante le vaste ricchezze minerarie del Paese.
Dal 1958, data dell’indipendenza della Guinea dalla Francia, per il piccolo Paese dell’Africa occidentale inizia un susseguirsi di dittature come quella a partito unico di Sékou Touré dal 1954 al 1984 con il partito PDG (Parti Démocratique de Guinée) succedute da quelle militari di Lansana Conté dal 1984 al 2008 e infine di Dadis Camara che aveva preso il potere nel dicembre 2008 fino al 2010.
Le tensioni politiche di quegli anni avevano portato le forze di sicurezza a giustiziare 160 manifestanti e a ferirne altri 1700, facendo crescere nella popolazione un forte dissenso nei loro confronti. Questo episodio di inaudita violenza del 28 settembre del 2009 ha paralizzato la transizione democratica del Paese e ha bloccato la creazione del CNT (Consiel National de Transit), un organo consultivo che sarebbe servito a sorvegliare il processo di transizione.
Con la fine della dittatura ormai prossima i leader delle opposizioni e della società civile si sono visti contrari alla decisione del capo dello Stato, Dadis Camara e di altri membri del CNDD (Conseil National pour la Démocratie et le Développement) di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2010. La decisione di sospendere il dialogo con la giunta militare ha permesso poi che nessuno dei loro esponenti si candidasse. Le elezioni sono state poi vinte in maniera democratica da Alpha Condé.
Il presidente guineano a marzo di quest’anno ha promosso una nuova costituzione che, secondo lui, avrebbe modernizzato il Paese. L’opposizione del Paese ha condannato la corsa di Condé alle elezioni del 18 ottobre 2020 come un abuso di potere, quando ha rinnovato la costituzione per eludere il limite dei due mandati come presidente.
A seguito del voto, le proteste hanno causato secondo il governo guineano almeno 21 vittime, mentre il principale partito di opposizione l’UFDG (Union des Forces Démocratiques du Guinée) ha parlato di 46 di vittime.
Il principale sfidante di Condé è stato Cellou Dalein Diallo del partito UFDG che insieme dagli altri candidati dell’opposizione hanno dichiarato irregolari i risultati ufficiali annunciati due settimane fa che mostravano che Condé aveva vinto con il 59,5 per cento dei voti. A novembre, la corte costituzionale della Guinea ha confermato la sua vittoria respingendo tali accuse.