Hong Kong. Continuano le proteste, Pechino minaccia l’intervento diretto

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Dopo lo sciopero e le proteste di ieri, che hanno visto 148 arresti fra i manifestanti, continua ad essere alta la tensione ad Hong Kong, ed anche oggi nella megalopoli c’è stato il caos per l’iniziativa degli oppositori che hanno bloccato il traffico e di indire un nuovo sciopero per quella che ormai è una dichiarata opposizione al governo centrale. Tra i manifestanti e le forze dell’ordine sono scoppiati disordini: 82 persone sono state arrestate, dato che ha portato a 500 il numero dei fermati dall’inizio delle proteste.
Messa da parte la proposta di legge sull’estradizione, iniziativa del governo che aveva portato in piazza in un solo colpo 2 milioni di persone, chi protesta oggi chiede le dimissioni di Carrie Lam, alias anglofono di Cheng Yuet-ngor, considerata la longa manus delle autorità centrali; già nel 2017 il Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) aveva introdotto un sistema elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo locale la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”, cosa che aveva scaturito la “protesta degli ombrelli”.
I manifestanti chiedono democrazia e libertà, ed oggi in conferenza stampa alcuni rappresentanti con maschera ed elmetto si sono rivolti al governo centrale per chiedere multipartitismo e libertà di espressione.
La risposta delle autorità di Pechino non si è fatta attendere, ed il portavoce dell’Ufficio cinese per gli Affari di Hong Kong e Macao, Yang Guang, ha ammonito di “Non sottovalutare mai la forte determinazione e l’enorme potere del governo centrale”: “coloro che giocano con il fuoco moriranno a causa del fuoco”. Fino ad oggi Pechino ha lasciato alla polizia di Hong Kong il compito di controllare la protesta, ma i segnali fanno pensare ad un prossimo intervento diretto.
Certo è che a forza di leggi ad hoc si va indebolendo il proposito del “un paese, due sistemi”, annunciato enfaticamente nel 1997, al ritorno di Hong Kong alla Cina.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.