I nostri cieli sono vulnerabili. Quale minaccia dai droni civili


di Denise Serangelo –

drone phantom grandeIn città come New York, Las Vegas o la stessa Roma le piazze sono sempre gremite di persone che aspettano con impazienza di visitare alcuni dei luoghi più suggestivi del mondo. 
Abbiamo già detto a più riprese che le organizzazioni terroristiche più che alla simbologia guardano alla possibilità, cioè non è importante il giorno o l’ora in cui si pianifica un’operazione ma è rilevante che questa vada a buon fine. 
In quest’ottica le piazze di mezzo mondo sono ormai blindate da settimane, in attesa che qualche lupo solitario o sedicente terrorista decida di prendere la palla al balzo e diventare la star del momento. 
L’Italia si è dimostrata sufficientemente preparata all’eventualità che un attacco si verifichi in maniera diretta, con il soggetto che si fa largo tra la fila con indosso la sua bomba esplosiva, ma quanto siamo preparati ad una minaccia che arriva dall’alto? 
Quando pensiamo ad un aereo kamikaze il nostro primo pensiero sono le Torri Gemelle, in quel frangente utilizzare due aerei grandi come campi da calcio è stato premiante perché nessuno si aspettava un così eclatante gesto pubblico. 
Oggi dirottare un aereo è il modo più facile di farsi scoprire mentre si pianifica un attentato ma la terza dimensione rimane ancora la meno controllabile di tutte, come possono i terroristi sfruttare questa lacuna a loro vantaggio. 
La risposta più economica è più semplice sono i droni.
Non esistono solo droni militari, che sono pressoché inaccessibili persino alle stesse forze armate, ma è possibile comprare droni civili nei supermercati per cifre che nel peggior dei casi superano di poco i mille euro. 
Nella vita quotidiana questi velivoli sono usati per piccole riprese video oppure come sostituto dei vecchi aquiloni con cui far divertire i bambini, tuttavia rimangono oggetti con un livello tecnologico invidiabile. 
I droni civili più costosi, per esempio il DJI Phantom dal costo di 1200€, ha una capacità di ripresa in 4K con la possibilità di montare una piccola telecamera ‘go pro’ per immagini ad altissima definizione. 
L’autonomia è di circa 15 minuti e ha la capacità percorrere 600/700m, il colore con cui è venduto è bianco ma niente vieta di verniciarlo di nero scuro e spedirlo in aria carico di esplosivo. 
Questo drone è capace di sopportare carichi ridotti ma se adeguatamente utilizzati anche pochi grammi di esplosivo possono essere distruttivi. 
I terroristi con un costo assolutamente irrisorio e senza nemmeno muoversi da casa propria sarebbero capaci di costituire una minaccia reale per la sicurezza interna. 
Dopo gli attentati del 14 novembre, Parigi è no fly zone per tutti i droni. Roma idem. Gli attacchi dal cielo, sono una realtà che ormai non si può più ignorare. 
Che sia tecnicamente fattibile l’uso di un drone per tentare una strage è sotto gli occhi di tutti. 
Un drone potrebbe tranquillamente volare con tre chili di carico per mezz’ora a 60 km/h guidato dal gps, senza bisogno di un terrorista ai comandi.
Certo il costo inizierebbe a lievitare fino ad un massimo di 3000€. 
Insomma, lo scenario più credibile è armarlo in una landa desolata, in qualche cascinale abbandonato per poi impostare le coordinate del target di cui Google Maps è fonte inesauribile.
Il tempo che il drone arrivi sul posto è il clan terroristico si è già dissolto nel nulla. 
Facendo un rapido calcolo il drone in 30 minuti potrebbe coprire un distanza massima di 30 kilometri, centrando il bersaglio con precisione direi millimetrica. 
Il peso che un drone, mediamente grande può sopportare è di tre / quattro chilogrammi, ipotizziamo che questo carico sia esplosivo casalingo (non serve nemmeno un ingegnere) oppure sostante urticanti, il danno sarebbe enorme. 
Bisogna ipotizzare che queste micro-bombe non sarebbero impiegate contro grandi edifici o fortificazioni ma contro grandi folle, irraggiungibili da persone appiedate. 
A Parigi, una tecnologia di questo tipo avrebbe potuto aiutare i terroristi a fare una strage ben peggior del Bataclan nello Stadio, uccidendo persino il Presidente Hollande. 
Acquistare droni di piccole dimensioni per diletto personale non richiede un grande sforzo economico e nemmeno un livello di garanzia così alto, non servono documenti e nemmeno particolari patenti. 
Chiunque, persino un ragazzino, può dirigere questi oggetti verso obbiettivi sensibili come posti di blocco o chiese e moschee gremite di gente. 
Uno scenario quest’ultimo tra i più apocalittici perché significherebbe innescare una concatenazione di eventi che rischierebbero di sfociare in guerra aperta. 
Moschee e luoghi di culto in generale sarebbero gli obbiettivi più appetibili per i terroristi, non solo perché sono gremite di gente, soprattutto durante le orazioni o i periodi di preghiera ma perché sono poco sorvegliate. 
Le piccole moschee, magari quelle di periferia, di certo non vengono tenute sotto controllo dall’esercito o da qualche forza armata a differenza dei grandi centri di culto dei centri urbani. 
Entrare in due o tre strutture con droni ben potenziati equivarrebbe a fare una strage. 
I droni civili inoltre sono più piccoli e più silenziosi, ottimi per entrare in luoghi dove il brusio di sottofondo o il rimbombare di una voce coprirebbe anche quel piccolo ronzio delle pale. 
La potenza deflagrante dell’esplosivo in un luogo di media grandezza produrrebbe danni enormi, persino maggiori rispetto ad una piazza aperta gremita di gente. 
L’attentato terroristico nei luoghi di culto oltre al numero di morti e allo sconvolgimento generale avrebbe una grave ricaduta anche sulla fede. 
I fedeli inizierebbero a chiedersi come Dio abbiamo potuto permettere una simile tragedia, inizierebbero a susseguirsi le profezie sempre più apocalittiche e sarebbe il caos. 
La paura e lo stato di allerta costituirebbero una grande e pericolosa vittoria per i terroristi, che hanno già conquistato parecchi punti a loro favore dopo i fatti di Parigi. 
Sfortunatamente, allo stato attuale delle cose, è difficile immaginare l’arginamento nell’uso dei droni civili. 
Oltre alla ‘no fly zone’ che è più una raccomandazione che non una zona davvero sicura, i governi e le forze di polizia non possono fare molto di più. 
Esistono piccoli cannoncini anti-drone, capaci di farli atterrare disturbando il segnale originale ma sono costosi e in alcuni casi ancora del tutto sperimentali, praticamente inutilizzabili in scenari urbani. 
L’ENAC ha da meno di un mese emanato le sue ultime direttive, non prive di polemiche, circa l’uso di questi velivoli in città. 
Le restrizioni sono rigidissime e il giro di vite a cui si sta assistendo potrebbe essere imputabile proprio ad un futuro uso improprio di questi mezzi. 
Una delle modifiche di maggior rilevanza al regolamento sui droni è quello che obbligherà ad effettuare voli a vista (VLOS) solamente di giorno, fino a un’altezza massima di 150 metri e fino a una distanza massima sul piano orizzontale di 500 metri. 
Distanze maggiori saranno discusse presso l’ente con adeguata documentazione che verrà valutata caso per caso. 
Limiti che impediranno ai terroristi di scagliare un drone in qualche piazza.
I droni civili, sono persino più congeniali allo scopo di quanto non lo fossero gli ordigni esplosivi improvvisati, non hanno dei veri e propri limiti e sono più sicuri nel loro utilizzo, garantiscono anonimato e un buon vantaggio per scappare. 
Perché non sono ancora stati utilizzati? 
I motivi possono essere diversi, escludendo a prescindere che non ci abbiano pensato prima di noi. 
Essendo l’organizzazione dell’IS in Europa basata principalmente su combattenti addestrati in rete oppure che hanno passato qualche breve periodo in un polveroso campo siriano difficilmente, questi soggetti, saranno propensi all’uso dei droni che rimangono strumenti più sofisticati di un Kalashnikov. 
Il drone inoltre spersonalizza l’azione criminale, ricordiamoci che l’attacco terroristico suicida ha una grossa incidenza psicologica che le armi da fuoco e le bombe tendono ad amplificare.
Esiste la possibilità concreta che questi artifizi siano, in futuro, arginati a dovere con deviazioni di segnale e jammer adeguati, fino a quel momento però i nostri cieli rimarranno vulnerabili.