I talebani a Kabul. Intervista a Gastone Breccia

a cura di Francesco Cirillo

Per comprendere la situazione afghana dopo la caduta di Kabul del 15 agosto abbiamo contattato Gastone Breccia. Storico militare, docente dell’Università di Pavia, autore di “Missione fallita. La sconfitta dell’occidente in Afghanistan” (Il Mulino, 2020).

– Cosa rappresenta la presa di Kabul senza combattere da parte dei talebani, per gli Stati Uniti e l’occidente?
Dal punto di vista militare poca cosa: ormai USA e NATO erano rassegnati al ritorno dei talebani a Kabul. Dal punto di vista morale un disastro: si è data prova di dilettantismo nell’organizzazione dell’evacuazione, e di una incredibile incapacità di comprendere sia il carattere e le capacità del nemico, sia la situazione sul campo. In più abbandonare in questo modo i propri alleati non è certo un esempio incoraggiante per chi in futuro dovesse trovarsi in una situazione simile“.

– Molti vedono il ritiro statunitense come una strategia che mira a lasciare il dossier afghano nelle mani delle potenze della regione come Russia, Iran e Cina. Come si muoveranno?
Io ho sempre dei dubbi quando si attribuiscono motivazioni molto intelligenti a chi è protagonista di una evidente débacle. Quale vantaggio potrebbero mai ricavare gli USA dall’aver lasciato l’Afghanistan nelle mani della Cina e della Russia? Potenze rivali, che sapranno certamente accordarsi coi talebani senza far storie sul loro rispetto dei diritti umani, traendone il massimo profitto economico e strategico“.

– Russia, Cina e Iran hanno intenzione di avviare contatti con il governo talebano. Per molti potrebbe rappresentare una prima legittimazione?
Certamente. Come dicevo Russia, Cina, Turchia, Iran e Pakistan non avranno alcuna difficoltà ad accordarsi col nuovo governo guidato dai talebani, legittimandolo di fatto. L’unico “big player” dell’area che potrebbe restare ostile è l’India, per motivi ovvi (l’ostilità verso Pakistan e Cina), ma non è un paese confinante“.

– Si aspettava questo rapido collasso delle forze militari di Kabul, nonostante l’Intelligence USA aveva previsto un crollo in un arco temporale di 90 giorni?
Il collasso me lo aspettavo, e lo avevo scritto nel mio saggio uscito nel febbraio del 2020. Che tutto potesse crollare in quattro giorni è stata invece una sorpresa per gli stessi talebani, come ha dichiarato il mullah Baradar. Complimenti a loro, che evidentemente avevano preparato con estrema cura l’offensiva, stringendo accordi preventivi con capi tribali, governatori, funzionari di polizia e ufficiali dell’esercito governativo. L’avanzata finale su Kabul, iniziata il 12 agosto, resterà un modello di “guerriglia-lampo” da studiare a lungo“.