India. L’identificazione biometria di massa che non a tutti piace

di C. Alessandro Mauceri –

Da alcuni mesi in India è in atto una rivoluzione nel modo di identificare le persone: è ormai praticamente operativo quello che gli esperti definiscono in assoluto il sistema di riconoscimento più evoluto del mondo. Si tratta di un sistema di identificazione biometrica che dovrebbe far corrispondere a oltre un miliardo e duecento milioni di persone un codice di dodici cifre associato ad una foto, alle impronte digitali e, soprattutto, alle immagini dell’iride. Si tratta di una vera e propria rivoluzione se si pensa che ancora oggi una percentuale rilevate della popolazione non è registrata. Su 1,3 miliardi di abitanti, le persone che dispongono di passaporto sono solo 65 milioni e solo 200 milioni hanno la patente di guida. Una situazione che finora ha consentito truffe e abusi, ed i falsi certificati elettorali sono una piaga irrisolta, le patenti di guida duplicate per eludere le sospensioni sono tantissime e le così pure le registrazioni fasulle a servizi finanziati pubblicamente.
Per cercare di risolvere questi problemi sono stati organizzati tantissimi uffici distribuiti su tutto il territorio. Solo chi si registra può accede a molti servizi pubblici utili, dalle cure mediche all’istruzione, dalle tasse alla possibilità di effettuare dei pagamenti dal proprio conto corrente in anche senza carta di credito.
Il progetto iniziato diversi anni fa (the Economist ne parlò già nel 2010), adotta un sistema considerato tra i più evoluti al mondo (solo in Estonia ce ne sarebbe uno più avanzato), che ha già raccolto i dati di circa il 99% della popolazione.
A spingere per la diffusione del nuovo sistema di riconoscimento è stato il governo del primo ministro Narendra Modi che ha lanciato una dozzina di programmi governativi legati al possesso di una carta che prevedeva questo sistema di identificazione.
A marzo, ad esempio, è stata introdotta una nuova norma che richiede ai contribuenti di collegare il loro numero fiscale con questo sistema. Secondo l’opposizione si tratterebbe di uno stratagemma per costringere i cittadini a registrarsi. Ne è nata una querelle legata al fatto che i giudici della Corte Suprema dell’India non si sono ancora pronunciati sui ricorsi riguardanti questo sistema di identificazione. Anzi alcune sentenze emesse dal tribunale negli ultimi due anni parlerebbero di un regime di identità “volontario” e non obbligatorio. Il rischio è che in attesa di un parere vincolante, l’amministrazione possa finire in una sorta di limbo legale.
Inoltre non è ancora certo quanto questo sistema sia sicuro. Nonostante il governo abbia rassicurato che i dati biometrici sono “sicuri e sicuri in forma crittografata” e che chiunque sia stato dichiarato colpevole di perdite di dati può essere imprigionato e multato, si sono già verificati alcuni “incidenti”: ci sono state già numerose perdite dei dati personali di gruppi di studenti, di pensionati e di destinatari di prestazioni sociali che coinvolgono una dozzina di siti web governativi (anche i dati personali del capitano di cricket indiano MS Dhoni sono finiti erroneamente su un social network). Secondo un recente rapporto del Centre for Internet and Society ad essere già stati violati sarebbero circa 130-135 milioni di identificativi e circa 100 milioni di numeri bancari di pensionati e di lavoratori rurali. http://cis-india.org/internet-governance/information-security-practices-of-aadhaar-or-lack-thereof-a-documentation-of-public-availability-of-aadhaar-numbers-with-sensitive-personal-financial-information-1
Identificare i cittadini con un semplice “numero” (in definitiva è questo che fa il riconoscitore sebbene con un sistema di rilevamento della retina estremamente sofisticato) è una delle pratiche più controverse dell’ultimo secolo: già nel 1947 il governo svedese ha chiesto a tutti i cittadini di avere un numero di identificazione nazionale. Oggi la maggior parte degli svedesi considera questo sistema una comodità e lo associa a tasse, scuole, servizi medici e tanto altro.
Ma in India la situazione è completamente diversa. E questo sistema è visto più come l’ennesimo strumento nazionalista e poco gradito del premier Modi, si pensi alla decisione dello scorso anno di annullare la circolazione della maggior parte della moneta cartacea. Del resto lo stesso Modi, prima di diventare premier, lo aveva dichiarato una “sconfitta politica”; salvo poi essere costretto a cambiare idea e ad affermare che potrebbe rendere più efficiente il governo ed essere una comodità per i cittadini e per le aziende. Prime fra tutte le banche che hanno già iniziato ad usarlo per autenticare i clienti.