India. Maxisciopero degli agricoltori: in 250 milioni con le braccia incrociate

di C. Alessandro Mauceri

Quello in atto in India potrebbe essere il più grande sciopero mai visto: oltre 250 milioni di persone, lavoratori, agricoltori, studenti, gruppi della società civile e molti altri continuano da novembre a manifestare in India, fin dalla Giornata della Costituzione indiana. I manifestanti protestano per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori da parte del governo di destra del primo ministro Narendra Modi.
Lo sciopero è stato organizzato da diversi movimenti di lavoratori e agricoltori, 10 confederazioni sindacali nazionali e il gruppo All India Kisan Sangharsh Coordination Committee (AIKSCC), che raggruppa oltre 200 associazioni di agricoltori in tutta l’India.
L’azione della polizia, che è ricorsa ai cannoni ad acqua, non è riuscita a fermare le manifestazioni che si sono poi ripetute.
I manifestanti hanno presentato un documento nel quale sono contenute 12 richieste e il ritiro di alcune leggi recentemente approvate dal governo Modi tra cui quelle che abrogano le protezioni del lavoro e quelle sui prezzi dei prodotti agricoli affermando che le riforme daranno alle grandi aziende il potere di fissare i prezzi delle colture molto al di sotto dei tassi attuali e di devastare i mezzi di sussistenza degli agricoltori.
“I lavoratori e i contadini non si riposeranno finché le politiche disastrose e dirompenti del governo del BJP non cambieranno. Lo sciopero di oggi è solo un inizio. Seguiranno lotte molto più intense”, ha dichiarato Tapan Sen, segretario generale del Centre of Indian Trade Unions (CITU), una delle confederazioni sindacali che partecipano allo sciopero.
Manifestazioni sono state organizzate in tutte le principali città metropolitane come Calcutta e Mumbai, con sit-in su rotte di trasporto chiave. Massicce proteste si sono svolte anche negli Stati del sud.
Molte anche le femministe. Il settore agricolo, come la maggior parte dei settori, è stato a lungo visto come uno spazio di lavoro di genere. Anni di condizionamento sociale e rigidi ruoli di genere in una società patriarcale fanno sì che lavori pensati siano associati spesso a una figura maschile. Raramente le donne allevatrici sono classificate come “contadine”. In India è difficile per una donna possedere una terra agricola. Secondo un recente censimento agricolo, il 73,2% delle donne del mondo rurale è impegnato in attività agricole, ma solo il 12,8% possiede le terre su cui lavora. Non possedere il terreno impedisce loro di accedere a crediti e sussidi istituzionali.
Oggi l’agricoltura è la principale fonte di reddito per oltre metà degli 1,3 miliardi di abitanti dell’India.
Dure le proteste centinaia di migliaia di agricoltori si sono dati appuntamento nella capitale Nuova Delhi per chiedere al governo di cambiare le proprie leggi.
Tutto questo mentre il COVID-19 imperversa in tutto il paese: l’India ha il secondo più alto numero di casi segnalati in tutto il mondo, 10,7 milioni di casi accertati e 140mila decessi.