Iran. Battibecco di Trump con Rohani: rischio di escalation o paravento per i problemi interni?

di Marco Pugliese

Sale la tensione tra Iran e Usa, ormai sembra d’esser tornati ai tempi di Carter e Reagan, ove l’Iran rappresentava per gli americani il secondo nemico per antonomasia dopo l’Urss. Al tempo non esisteva Twitter, oggi lo scambio di battute viaggia soprattutto online. E’ partito il rpesidente iraniano Hassan Rohani, “Sempre saggio non giocare con la coda del leone (l’Iran)”. Immediata la risposta del presidente Usa Donald Trump, per il quale “Mai e poi mai tolleriamo minacce agli Usa, dovete finirla o ne pagherete le conseguenze”. Rohani però ha insistito definendo “stupido ed incapace” Trump e ricordando che “La pace con l’Iran è la madre di tutte le paci, ma la guerra con l’Iran è la madre di tutte le guerre”. E viso che c’era gli ha anche rammentato la politica Usa ostile finita in sconfitta in Vietnam e poco incisiva in Afghanistan. “Non staremo fermi”, ha subito minacciato il presidente Usa, “non permetteremo a Rohani e all’Iran di pronunciare altre parole violente e schiocche”. L’Iran dal canto suo ha replicato seccamente, “ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa porterà a una risposta indimenticabile dell’Iran, una risposta che rimarrà nella storia”.
Oltre a Trump è stato nelle medesime ore il capo della diplomazia Mike Pompeo a definire l’Iran un paese in mano alle mafie. L’accordo sul nucleare e la storica telefonata di Barak Obama, nel 2013, sembrano appartenere ad epoche assai lontane. Sempre Pompeo ha accusato Ali Khamenei di possedere un fondo speculativo segreto e per giunta personale da 95 miliardi di dollari, ovviamente non tassato e che servirebbe a finanziare le Guardie islamiche rivoluzionarie. La ricchezza dei dirigenti iraniani, secondo Pompeo, sarebbe frutto di traffici illeciti che servirebbero a mantenerne il potere.
Solo Israele ha però applaudito alle dichiarazioni di Washington: secondo il premier israeliano Benjamin Netanyahu infatti Teheran per troppi anni è stata “coccolata” dall’occidente, un regime a cui,secondo Tel Aviv non andava dato credito.
Quali sviluppi? In realtà pochi in Usa sono preoccupati, non si temono escalation militari o dialettiche. Il tutto pare esser creato ad hoc per sviare l’attenzione dal summit Usa – Russia, di cui ancora si sa troppo poco, e dal caso intricato del Russiagate, che non pochi problemi sta dando all’amministrazione americana. A margine inoltre ci sarebbe una presunta insofferenza di Trump nei confronti della Corea del Nord, il cui regime non ha poi concretizzato ciò che il governo Usa aveva chiesto. Nelle stesse ore però gli Stati Uniti stanno pensando a nuove sanzioni nei confronti di Teheran, che a sua volta minaccia di bloccare i traffici commerciali nel Golfo Persico, già allertando la propria flotta. Una scenario caldo quella iraniano, il cui sviluppo sarà interconnesso con la politica interna americana.