Iran. Presidenziali: i candidati registrati. Ma a decidere sarà il Consiglio dei guardiani

di Alberto Galvi

Le elezioni per determinare il successore di Hassan Rouhani si svolgeranno il prossimo 18 giugno. I due principali aspiranti alla presidenza iraniana sono il capo della magistratura Ebrahim Raisi e l’ex presidente del parlamento Ali Larijani. I due contendenti si sono registrati il 15 maggio 2021, mentre per sostenere il primo, il portavoce del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf ha scelto di non registrarsi e quindi di non candidarsi. Lo ha invece fatto l’ex ministro degli Esteri Saeed Jalili. Sia Raisi che Ghalibaf hanno corso senza successo contro il presidente uscente Hassan Rouhani nel 2017.
Si sono presentati alla firma della candidatura anche Mohsen Rezaei, l’ex comandante in capo delle Guardie rivoluzionarie islamiche e attuale segretario del Consiglio per i discernimento, nonché il governatore della Banca centrale dell’Iran Abdolnasser Hemmati.
Larijani è consigliere del Grande ayatollah Ali Khamenei: spera di ottenere il sostegno sia dei moderati che degli intransigenti e quindi di colmare il divario tra loro. Recentemente ha mediato l’accordo di cooperazione globale di 25 anni tra Cina e Iran, ed è stato tra i mediatori dell’accordo sul nucleare.
Si sono registrati anche il primo vicepresidente Eshaq Jahangiri e il riformista Mohsen Hashemi, attuale presidente del consiglio comunale di Teheran e figlio maggiore del defunto presidente Akbar Hashemi Rafsanjani; inoltre il legislatore Masoud Pezeshkian, l’ex ministro dei trasporti Abbas Akhoundi e Abolhassan Firouzabadi, capo del Consiglio supremo del cyberspazio.
Tra i candidati registrati vi sono inoltre l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, il comandante delle Guardie rivoluzionarie Saeed Mohammad, l’ex ministro della Difesa Saeed Dehghan, l’ex ministro del Petrolio Rostam Ghasemi e il riformista Mostafa Tajzadeh.
Secondo gli analisti la maggior parte dei riformisti dovrebbe essere squalificata dal Consiglio dei guardiani della rivoluzione islamica, composto da sei studiosi nominati direttamente dal leader supremo e sei esperti legali indirettamente influenzati da lui. Il Consiglio ha ora tempo fino al 27 maggio per annunciare l’elenco definitivo dei candidati qualificati.
La scorsa settimana il consiglio ha proclamato unilateralmente una serie di nuove condizioni per le elezioni che alcuni osservatori hanno ritenuto illegali. Inoltre i partecipanti verranno esaminati per le loro qualifiche politiche e islamiche dall’organismo di controllo del Consiglio dei guardiani della rivoluzione. I candidati devono avere un’età compresa tra i 40 e i 75 anni, non avere precedenti penali compreso il dissenso politico ed essere in grado di dimostrare almeno quattro anni di esperienza come alti dirigenti.
Quest’anno più di 59 milioni di iraniani potranno votare, ma si prevede che l’affluenza alle urne sarà bassa a causa della disillusione pubblica e dei continui problemi economici. Il crescente malcontento degli elettori iraniani è dato da un’economia che è stata paralizzata dalle sanzioni statunitensi reimposte dopo che gli Usa si sono ritirati tre anni fa dal Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano. L’Iran e le potenze mondiali sono impegna a Viennati in colloqui per rilanciare l’accordo nucleare del 2015.
Negli ultimi mesi il leader supremo del paese, l’ayatollah Ali Khamenei, ha sollecitato un’elevata affluenza alle urne, esprimendo la speranza che ciò incoraggiasse l’emergere di nuovi giovani leader, poiché sta invecchiando la generazione che ha guidato la rivoluzione del 1979.
Quest’anno si prevede che le elezioni presenteranno una serie di candidati provenienti dalle Forze armate, provocando una possibile militarizzazione della politica della Repubblica Islamica.