Irlanda del Nord. L’accordo commerciale post Brexit nella questione del confine irlandese

di Alberto Galvi –

Per aiutare le imprese dell’Irlanda del Nord ad affrontare la burocrazia provocata dalla Brexit, il governo britannico spenderà 355 milioni di sterline.
Quando nel giugno 2016 il Regno Unito ha votato per l’uscita dall’Unione europea, non è stata data molta importanza all’unico confine terrestre del paese con l’Ue, quello irlandese.
La fine del governo dell’ex premier Theresa May è stata causata lo scorso anno proprio dai falliti negoziati tra il Regno Unito e l’Ue proprio sul provvedimento backstop irlandese il quale mirava a non elevare un confine fisico fra Irlanda ed Irlanda del Nord dopo la Brexit.
I sostenitori della rottura con Bruxelles affermano che lasciare l’Ue sarà un vantaggio per le imprese britanniche, primo tra tutti l’attuale premier Boris Johnson che vede la Brexit come una possibilità di rinnovamento del paese e farlo tornare nuovamente una potenza globale e non più solo europea.
Il Regno Unito ha lasciato la Ue il 31 gennaio scorso, ma rimarrà vincolato alle regole europee fino alla fine di quest’anno, quando scadrà il periodo di transizione.
Le due parti stanno cercando ora di negoziare un nuovo accordo commerciale prima della scadenza dei termini della Brexit, ma restano molto distanti sulle regole della concorrenza e sui diritti di pesca.
Lo scorso mese sono emersi i primi dettagli delle nuove condizioni commerciali attraverso il Mare d’Irlanda con le imprese obbligate a compilare moduli doganali, di sicurezza e di transito su tutte le merci trasportate in Irlanda del Nord.
Lo scorso novembre Johnson è stato accusato di aver ingannato l’opinione pubblica sull’accordo che ha sancito la Brexit: il governo britannico continua infatti a insistere sul fatto che l’Irlanda del Nord avrà libero accesso ai mercati del Regno Unito.
Il prossimo mese inizierà il regime di sostegno agli operatori commerciali britannici, che fornirà consulenza gratuita alle imprese e completerà le dichiarazioni di importazione per conto loro.
In questo modo sarà trasferito l’onere amministrativo ai funzionari e al contribuente. Secondo molti commercianti sarebbero necessari ulteriori aiuti, anche se i nuovi sostegni alle imprese sono stati accolti con favore.
Quando l’Irlanda e il Regno Unito facevano entrambi parte dell’Ue, il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord era diventato poco più che un simbolo, ora invece diventerà una frontiera strategica.
Tra le ipotesi in campo si teme che l’uscita dall’Ue minacci il processo di pace poiché minerebbe l’accordo di devolution, che era stato firmato nell’aprile del 1998 in Irlanda del Nord.
Inoltre si teme che i controlli alle frontiere aumenteranno in quanto l’Irlanda del Nord è l’unica nazione del Regno Unito ad avere un confine terrestre con un altro membro dell’Ue.
La questione sembra però non destare molta preoccupazione in quanto negli ultimi due decenni la pace sembra essersi rinsaldata tra le due parti.
Per i nazionalisti irlandesi la Brexit potrebbe invece rappresentare un’opportunità di sganciarsi definitivamente da Londra per una futura unificazione della Repubblica d’Irlanda e dell’Irlanda del Nord.
Nella giornata di ieri il ministro britannico che sovrintende ai colloqui sulla Brexit, Michael Gove, ha detto che 200 milioni di sterline saranno spesi per un TSS (Trading System Support) per aiutare le aziende a gestire la nuova burocrazia e spostare le merci da un confine all’altro attraverso il Mare d’Irlanda.
Gli ulteriori 155 milioni di sterline saranno spesi in tecnologia digitale per snellire i processi richiesti dal nuovo confine interno.
In questo modo il nuovo protocollo dell’Irlanda del Nord sarà allineato a quello del territorio doganale del Regno Unito e a quello del codice doganale dell’Ue.
La tensione tra le parti probabilmente rimarrà comunque alta a causa dell’assenza di un vero e proprio accordo commerciale del Regno Unito con l’Ue, inoltre non è ancora chiaro il come funzioneranno le attività transfrontaliere per i settori chiave dell’economia dell’Irlanda del Nord nel dopo Brexit.