Israele. Razzi da Gaza e raid dagli israeliani. Si teme l’escalation

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Le violenze di questi giorni a Gerusalemme in particolare sulla Spianata delle Moschee e alla Porta di Damasco, seguite alla notizia degli sfratti e delle demolizioni a Gerusalemme Est per far posto ai coloni, si sono tradotte nella riacutizzazione del conflitto tra Hamas e gli israeliani.
Sono oltre 1.050 i razzi e i colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza sui villaggi e le città israeliane, e per la notte è stato un susseguirsi di sirene, con i civili costretti a rifugiarsi nei bunker delle proprie abitazioni. Sono sei le vittime da parte israeliana della pioggia di razzi o di proiettili, tra cui un uomo e una ragazzina centrati nella città di Lod mentre erano a bordo della loro auto.
Dura la risposta di Israele, con almeno 500 attacchi sulla Striscia che, stando alle autorità sanitarie palestinesi, hanno ucciso 43 persone e ferito 300 tra civili e miliziani di Hamas.
Un giovane palestinese è invece rimasto ucciso nel campo profughi di Hebron in scontri con la polizia. Fonti dell’esercito hanno riferito che comunque l’85 percento dei razzi è stato fermato dalle batterie Iron Dome.
L’inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente Tor Wennesland ha ravvisato che vi è il rischio di una “guerra su vasta scala”, per cui ha invitato tutti a “Fermate immediatamente il fuoco”, ma nel rimpallo di minacce tra il premier Benjamin Netanyahu e Hamas il rischio di un’escalation è tutt’altro che remoto.
Tunisia, Norvegia e Cina hanno chiesto una nuova riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dopo che quella di lunedì si è conclusa senza una dichiarazione congiunta a causa degli Usa, che si sono messi di traverso.