Italia: più esercito e più marina per contare di più

di Marco Pugliese –

nave elettra grandeSono giorni cupi per la politica internazionale. La Nato è in perenne agitazione per le mosse aeree russe (sconfinamento di Mig sulla Norvegia, senza comunicazione preventiva del piano di volo d’esercitazione), gli Usa e la Russia sono direttamente impegnati, con inglesi e francesi (e qualche aereo italiano) in Siria, a tutto questo vanno aggiunte le operazioni militari internazionali, Afghanistan in primis.
L’Italia, ad oggi, risulta essere la terza nazione con più di una portaerei in servizio attivo: contando che le prime due sono Usa e Gran Bretagna, la nostra marina militare si occupa del Mediterraneo orientale e delle rotte commerciali dell’oceano Indiano. Come efficienza, operatività, missioni riuscite, mezzi in acqua, naviglio attivo, risulta essere la terza al mondo (in realtà la quinta se contiamo Cina e Russia di cui non si conoscono dati ufficiali), sappiamo ad esempio che i russi in questo momento dispongono di una sola portaerei in servizio attivo e pronta ad intervenire.
Cina ed India infatti sono dotate di marine datate e composte da navi sovietiche anni ’70 ed ’80.
La nostra efficienza la dobbiamo all’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, finito nella bufera di recente ma del tutto competente nel creare una marina adatta alle esigenze d’oggi. De Giorgi ha creato le unità di salvataggio, che ogni giorno salvano vite nel Mediterraneo, un lavoro che nessuna marina militare svolge e che l’Europa s’ostina a non considerare.
L’Italia ci ha messo soldi ed impegno mettendo al centro la vita umana, chi ha fatto meglio in seno alla Ue? Nonostante un taglio netto di fondi, la nostra difesa è riuscita a mantenere un esercito tra i primi cinque al mondo, impegnato su vari fronti e che ha nei reparti d’élite (Goi, Col Moschin, Consubin, etc) il fiore all’occhiello. Questi reparti infatti sono al livello, in certi anche perfino superiori, ai vari e più famosi Sas britannici o Navy Seals americani.
L’Italia quindi come forza Nato non è solo il paese di Pulcinella e del mandolino. Gli italiani sono gli unici a non aver ben compreso questo stato di riarmo, che i media non hanno mai realmente spiegato, se non parlando di F-35, i famosi aerei multiruolo atti appunto a completare il reparto (fin qui carente) aeronavale.
Di questo riarmo silenzioso non dobbiamo vergognarci, nessun paese democratico occidentale serio può rinunciare ad una certa forza militare per svariati motivi di carattere internazionale. I soldi ormai sono stati stanziati, non vengono tolti da sanità ed istruzione, il comparto è a parte ed è bene ricordarlo, soprattutto perchè i mezzi sono prodotti in Italia, quindi l’indotto ricade tutto sulla nostra economia; bisogna, semmai, che il nostro governo utilizzi il tutto per avere più peso a livello decisionale in sedi internazionali.
Paragoni con il Costarica, noto per non avere un esercito ma 170.mila registrazioni di armi personali su 4 milioni d’abitanti e narcotraffico senza freni, sono improponibili fino a quando non sarà in atto una smilitarizzazione globale ed una riconversione delle industrie belliche in civili, al momento utopia pura.
Un impegno militare di tipo cooperativo come quello del nostro paese in più teatri deve farci contare di più a livello politico. La Ue importa prodotti dall’Asia grazie ai convogli protetti dalle nostre navi, i cieli e le acque del Mediterraneo orientale sono pattugliate sempre dalle nostre forze aereonavali, come a rotazione i cieli d’Irlanda, Austria, Ungheria, Grecia, Polonia, Svezia e Norvegia, stati che da soli non riuscirebbero a gestire la propria difesa, ci vogliono i nostri piloti ed i nostri aerei. Come noi, francesi ed inglesi, operanti con mezzi in contesto Nato. La Germania invece preferisce un intervento solo di tipo economico. Questa presenza militare (silenziosa per gli stessi italiani) più che essere denigrata deve essere a questo punto valorizzata, anche a Bruxelles. Non siamo paragonabili alla Grecia o alla Spagna, questo è bene farlo presente, abbiamo degli obblighi internazionali che di fatto favoriscono lo sviluppo futuro dell’Europa stessa. Siamo parte della spina dorsale europea, inutile nascondersi. Affermare ciò dovrebbe essere la prassi per chi tutela i nostri interessi nazionali, è semplicemente vivere la realtà odierna, che dati alla mano, spera nella valorizzazione delle nostre risorse economiche. Oggi purtroppo la pace la si mantiene anche con l’efficienza militare che gioca da deterrenza, sarebbe quindi ora che gli italiani facciano presente il tutto a Bruxelles, a volte distratti quando si parla d’Italia, ne va della nostra serietà e del nostro impegno.