Kosovo. Prove di normalizzazione dei rapporti con la Serbia

di Alberto Galvi

L’accordo sulla strategia per normalizzare i legami tra Kosovo e Serbia è arrivato lo scorso 18 marzo, dopo 12 ore di colloqui tra il primo ministro kosovaro Albin Kurti, il presidente serbo Aleksandar Vučić e i funzionari dell’UE. I due leader hanno tenuto incontri separati con il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell prima di una sessione a tre nella città di Ohrid, nella Macedonia del Nord.
Il Kosovo e la Serbia sono in trattative sostenute con la UE da quasi 10 anni, dopo che il Kosovo ha dichiarato l’indipendenza nel 2008 e che la guerra ha posto fine al dominio serbo. La guerra del 1998-1999 scoppiò quando i separatisti di etnia albanese si ribellarono al dominio serbo e Belgrado rispose con una brutale repressione. Durante la guerra morirono circa 13mila persone, per lo più di etnia albanese. Nel 1999 un intervento militare della NATO costrinse la Serbia a ritirarsi dal territorio.
La Serbia considera ancora il Kosovo come una provincia separatista, anche se entrambi i paesi sperano di entrare un giorno nell’UE. Il piano dell’UE prevede che i due paesi mantengano relazioni di buon vicinato e riconoscano i rispettivi documenti ufficiali e simboli nazionali, ma il piano elaborato da Francia e Germania, sostenuto dagli Stati Uniti, non prevede esplicitamente il riconoscimento reciproco tra Kosovo e Serbia. Se attuato impedirebbe a Belgrado di bloccare i tentativi del Kosovo di chiedere l’adesione alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni internazionali.
Risolvere la disputa tra Serbia e Kosovo è diventato importante in un momento in cui infuria la guerra in Ucraina, poichè crescono i timori che la Russia possa tentare di fomentare l’instabilità nei Balcani. L’UE chiederà a entrambe le parti di adempiere agli obblighi se vorranno aderire al blocco, avvertendo che altrimenti ci saranno conseguenze.
Un argomento a lungo controverso è stato una proposta sollevata da un’associazione dei comuni serbi in Kosovo che darebbe maggiore autonomia alle realtà a maggioranza serba, indipendentemente dalla loro etnia o affiliazione religiosa. Kurti ha sottolineato che l’accordo menziona l’autogestione per i serbi del Kosovo, ma che continuerà ad essere il primo ministro di tutti i cittadini del Kosovo.
Il presidente serbo Vučić è sembrato fare marcia indietro su alcuni punti dopo le pressioni dei gruppi di estrema destra, che considerano il Kosovo la culla dello Stato serbo e della religione ortodossa.
L’indipendenza del Kosovo è riconosciuta da molti paesi occidentali, ma è osteggiata da Belgrado con l’appoggio di Russia e Cina.
Negli ultimi anni i colloqui mediati dall’UE hanno fatto pochi progressi. La Serbia ha mantenuto stretti legami con la Russia, nonostante la guerra in Ucraina, soprattutto grazie all’opposizione di Mosca all’indipendenza del Kosovo e al suo possibile veto al Consiglio di sicurezza.