Kurdistan siriano. Continua l’occupazione turca a danno dei curdi

di Shorsh Surme

Un anno fa, con la benedizione di Donald Trump, le forze turche hanno invaso il Rojava (Kurdistam siriano) arrivando alla pulizia etnica al fine di reinsediare forzatamente l’area con le popolazioni alleate, commettendo esecuzioni sommarie e sfollando centinaia di migliaia di persone.
L’operazione era guidata dall’esercito turco con il supporto delle milizie siriane sotto l’ombrello dell’autoproclamato Esercito nazionale siriano, da non confondere con le Forze armate siriane le quali rappresentano l’esercito della Repubblica Araba Siriana, fedeli al dittatore Bashar al-Assad. L’operazione del 9 ottobre del 2019 ha dato l’inizio dell’invasione della maggior parte del Kurdistan siriano (Rojava).
Il sultano-presidente turco Recep Tayyip Erdogan affermava come sempre che il Rojava era un “corridoio del terrore” per i presunti legami politici di due pertiti curdi siriani, nella fattispecie l’Unità di Protezione Popolare (YPG, in curdo Yekîneyên Parastina Gel) e l’Unità di Protezione delle Donne (YPJ, Yekîneyên Parastina Jin) con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che è un’organizzazione politico-militare curda che la Turchia annovera come gruppo terroristico.
L’invasione militare della Siria nordorientale da parte della Turchia e dei suoi alleati è un processo in corso è continua ancora oggi, ed è un attacco che ha distrutto interi villaggi costringendo la popolazione a fuggire verso altri cantoni come Qamishlo e Gezire. Sul piano umano sono stati uccisi molti civili, e tra questi numerosi bambini.
Lo stato turco sta anche conducendo anche una guerra nel campo dell’informazione e della propaganda, dell’intelligence e dello spionaggio, limitando la libertà delle donne, bloccando l’accesso all’acqua e ad altre risorse essenziali, cancellando la cultura, sabotando l’economia e minando l’ecologia della regione. Ad esempio, dopo aver occupato la cittadina di Serêkaniye, nel 2020, i turchi hanno cominciato a profanare il cimitero dove sono sepolti i martiri che hanno combattuto il Daesh, lo Stato Islamico.
Non dimentichiamo che il governo turco occupa la città curda di Afrin ormai del gennaio 2018, con il placet del suo grande alleato della NATO, gli Stati Uniti, e nonostante omicidi, saccheggi, torture e rapimenti nella Afrin occupata, la cosa rice scarsa attenzione sia da parte dell’Unione Europea sia dell’America di Donald Trump.